Michelangelo aveva l’osteoartrite (ma la sua arte fu più forte)
Michelangelo Buonarroti abbandonò gli strumenti da lavoro soltanto pochi giorni prima della sua morte; morte giunta, per altro, alla venerando età di quasi 89 anni. Ebbene, può apparire molto strano ma l'immenso artista rinascimentale aveva un problema tutt'altro che trascurabile alle sue mani: un'osteoartrite (o artrosi) potenzialmente invalidante per chi deve lavorare con scalpello e pennello ma che, grazie probabilmente alla continuità dell'esercizio, fu aggirata. Fino all'ultimo, infatti, Michelangelo mantenne una buona elasticità delle mani che gli consentì di continuare a realizzare opere.
Come accorgersene, a cinquecento anni di distanza? Un gruppo di esperti ha analizzato tre ritratti dell'artista, osservando in particolare le mani, così come erano state rappresentate da Jacopino del Conte, nel 1535, da Daniele da Volterra, datato 1544 e forse copia dell'opera di del Conte, e da Pompeo Caccini, in un ritratto postumo del 1595. Il lavoro è stato pubblicato dal Journal of the Royal Society of Medicine ed ha visto coinvolto un gruppo internazionale di esperti.
Guardando al Michelangelo sessantenne ritratto, è stato facile notare le deformazioni della mano sinistra: un evidente problema alle articolazioni al quale fa riferimento lo stesso artista nella corrispondenza tenuta con il nipote Leonardo (in realtà, in questo caso Michelangelo parla di gotta termine che, però, all'epoca era piuttosto generico).
Questo ci dice anche che Michelangelo riuscì ad imporsi sulla propria infermità, pur avendo manifestato una comprensibile perdita di destrezza con la tarda età. Anzi, fu forse proprio il lavoro continuo ed incessante che lo aiutò, nonostante tutto, per poter continuare ad usare le sue preziose mani, praticamente fino all'ultimo. E così il genio poté imporsi anche sul corpo, ormai provato, di una persona avanti con gli anni.