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Metano rilevato su Encelado: potrebbe indicare la presenza di vita

I dati raccolti dalla sonda spaziale Cassini-Huygens sulla luna di Saturno suggeriscono la presenza di bocche idrotermali nell’oceano liquido interno. Potrebbero essere abitabili per microrganismi metanogeni simili a quelli terrestri.
A cura di Valeria Aiello
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Tutto sembra indicare che ci siano buone probabilità che su Encelado ci siano forme di vita, più o meno come le conosciamo. I dati raccolti dalla sonda spaziale Cassini-Huygens sulla luna di Saturno suggeriscono la presenza di bocche idrotermali nell’oceano liquido interno che spiegherebbero l’alta concentrazione di metano rilevata nei pennacchi di materiale oceanico eruttato dal satellite nello spazio.

Il team di ricercatori guidato da Regis Ferrière e Stephane Mazevet del Dipartimento di Ecologia e Biologia Evolutiva, Università dell’Arizona, ritiene che nessun processo geochimico noto (non biologico) possa determinare tali quantità metano, aprendo all’ipotesi della metanogenesi, dunque alla presenza di microrganismi che producono metano, simili a quelli che popolano le gole idrotermali sul fondo dell’oceano terrestre. “La ricerca di tali microbi, noti come metanogeni, sul fondo marino di Encelado, richiederebbe missioni si immersione profonda estremamente impegnative che non saranno visibili per diversi decenni” ha spiegato Regis Ferriere.

Il metano potrebbe essere un segno di vita

Encelado è un luogo affascinante. È lontano dal Sole e blindato da uno spesso guscio di ghiaccio, sotto cui si estende un vasto oceano interno che potrebbe avere correnti e elementi necessari per la vita. Si potrebbe pensare a un mondo oceanico, lontano dal Sole e troppo freddo per sostenere la vita, ma con forze di marea planetaria in grado di riscaldare l’interno del satellite. Questo non solo aiuterebbe a impedire che l’oceano globale si congeli, ma potrebbe anche significare la presenza di bocche idrotermali, il cui calore entra nell’oceano circostante.

Sulla Terra, queste bocche sono ecosistemi particolarmente interessanti, in cui la vita prospera su una rete trofica basata su reazioni chimiche, note come chemiosintesi, piuttosto che sulla fotosintesi, che si basa sul Sole. “Se la metanogenesi dovesse effettivamente verificarsi nel fondo marino di Encelado, non solo potremmo valutare se le osservazioni della sonda Cassini sono compatibili con un ambiente abitabile per la vita, ma potremmo anche fare previsioni quantitative sulle osservazioni previste”.

Secondo lo studio, pubblicato su Nature Astronomy, la presenza di microbi nelle oscure profondità di Encelado, non è l’unica spiegazione alla presenza di metano e “né stiamo concludendo che la vita esista nell'oceano di Encelado – ha aggiunto Ferriere – . Piuttosto, volevamo capire quanto fosse probabile che le bocche idrotermali di Encelado potessero essere abitabili per microrganismi simili a quelli terrestri. Che molto probabilmente, i dati di Cassini, ci dicono poter esistere”. Alternativamente, i più alti livelli di metano potrebbero essere dovuti a una massa di gas primordiale catturata dal satellite durante la formazione del Sistema Solare. Un’altra possibilità è la rottura della materia organica primordiale che, come sottoprodotto, produce metano.

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