Manoscritto di Voynich, le nuove indagini sul volume “indecifrabile”
Il messaggio racchiuso all'interno di quelle righe è sfuggito per oltre un secolo ai tentativi di interpretazione di matematici, paleografi, linguisti, informatici, botanici, esperti di discipline legate al mondo antico e di crittografia: oggi il manoscritto di Voynich, dopo aver offerto la possibilità di confrontarsi con i suoi segreti a innumerevoli studiosi, spesso anche di chiara fama, continua a restare un enigma irrisolto. Al punto che, a proposito della sua origine, non sono mancate certamente le ipotesi che ne farebbero un falso costruito ad arte da esperti con l'intento di truffare qualche sovrano, o magari un facoltoso studioso, affascinato dalle opere esoteriche che tra XVI e XVII secolo erano tra le mode diffuse tra le corti europee. Certo è che liquidare quel volume come un semplice “imbroglio” resta un'impresa piuttosto ardua per i ricercatori che ad esso hanno dedicato le proprie energie ed ecco perché gli studi su quel misterioso codice pergamenaceo continuano.
Scritto in una lingua ignota, con un alfabeto non soltanto indecifrato ma soprattutto unico, il manoscritto di Voynich si presenta di piccole dimensioni (22 centimetri di altezza, 16 di larghezza ed 8 di spessore) composto da 204 pagine, con una sospetta lacuna di ulteriori 14 fogli (corrispondenti a 28 pagine). Il manoscritto è inoltre corredato da illustrazioni a dir poco singolari che non hanno fatto altro che accrescerne la fama di oggetto misterioso o, in alternativa, di "autentico" falso opera di un buontempone interessato: nella prima sezione di botanica, infatti, sono ritratte 113 piante non conosciute; segue una parte dedicata all'astrologia e all'astronomia, dove i disegni sono ancora una volta di oscura interpretazione. Nella parte denominata “biologica”, figure femminili nude immerse in liquidi scuri, successivamente la “farmacologica” con raffigurazioni di alambicchi, ampolle e fiale assieme a quelle che, probabilmente, erano erbe medicinali; sono inoltre presenti altre illustrazioni dal soggetto dubbio.
Del Voynich si sa che passò tra le mani di Rodolfo II di Boemia, imperatore del Sacro Romano Impero dal 1576 al 1612: il sovrano acquistò il manoscritto per una cifra elevata, reputandolo risalente al XIII secolo e, forse, addirittura opera del filosofo (e, non a caso, alchimista) Ruggero Bacone. Tale indizio tenderebbe ad avvalorare l'ipotesi di un documento fasullo redatto proprio con l'obiettivi truffaldini. i segreti dell'alchimia ammaliarono più di un potente, nei secoli scorsi. Ritrovato nel 1912 dall'antiquario ed appassionato Wilfrid Voynich, si trovava nel collegio gesuita di Villa Mondragone, nei pressi di Frascati. Da allora, in tantissimi hanno cercato la chiave del testo (attualmente conservato presso la Beinecke Rare Book and Manuscript Library della statunitense Università di Yale) senza tuttavia giungere ad alcun risultato: altri hanno sogghignato spesso al pensiero di una “bufala” riuscita ottimamente, a giudicare dall'interesse che ancora desta, a tanti secoli di distanza dalla sua produzione. Vero è che, se il manoscritto fosse autentico, ci si troverebbe di fronte ad un documento straordinario: e i dubbi sulla sua autenticità sono più che legittimi, consideratene le stranezze. La svolta nelle indagini si è avuta pochissimi anni fa: nel 2011, infatti, l'esame al radiocarbonio effettuato su quattro piccolissimi campioni prelevati da differenti punti del libro avrebbe datato la carta come compresa tra il 1404 e il 1438. In assenza di analisi sull'inchiostro, però, i riscontri non possono che dirsi parziali.
L'ultimo studio in proposito è stato reso noto da un articolo della rivista PLOS ONE e potrebbe fare la gioia di quanti vedono nel Voynich un testo autentico, dotato di un contenuto significativo del quale è ancora necessario decifrare i segreti per conoscerne il reale senso. Marcello Montemurro, fisico teorico presso l'Università di Manchester, sostiene di aver individuato alcune fondamentali caratteristiche all'interno del testo ricorrendo ad una metodo statistico di analisi computerizzata, altre volte utilizzato nell'ambito delle ricerche linguistiche. Attraverso tale tecnica, sarebbe stato possibile risalire ad alcuni modelli ricorrenti relativi alla disposizione di quelli che sono riconosciuti come “termini”: una struttura lessicale articolata sarebbe segnale di un messaggio autentico nascosto dietro le parole, le quali risulterebbero distribuite secondo dei parametri riscontrabili nelle lingue comunemente diffuse. Le reti semantiche individuate sembrerebbero mostrare con una certa evidenza come parole che appaiono correlate condividerebbero strutture della frase pressoché simili, come accade, in un certo senso, nelle linguaggi comuni: si torna dunque sull'ipotesi di un testo cifrato, magari destinato ad "iniziati" di vario genere?
In realtà, a dispetto del modello matematico, le perplessità restano, se non altro perché i risultati sono ancora ben distanti dalla decifrazione del significato del manoscritto: il fatto che brillanti menti si siano arrovellate su quelle righe e su quei disegni, senza giungere neanche al miraggio di una comprensione, lascerebbe presumere che la spiegazione della “truffa” sia l'unica plausibile. Ma non è d'accordo Montemurro che, in un'intervista alla BBC, ha espresso la speranza che il proprio studio sia un primo passo verso la soluzione di un mistero che dura da un secolo.