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Luzia, il più antico fossile umano del Sud America forse perduto nel rogo del museo di Rio

Il fossile di Luzia, una donna vissuta circa 11mila anni fa nell’attuale territorio del Brasile, potrebbe essere andato distrutto nel devastante rogo che ha distrutto il grande Museo Nazionale di Rio de Janeiro. Si tratta del fossile umano più antico e prezioso rinvenuto in tutto il Sud America.
A cura di Andrea Centini
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Nel devastante incendio che ha distrutto il Museo Nazionale del Brasile (Museu Nacional do Brasil) di Rio de Janeiro potrebbe essere andato perduto per sempre il fossile di Luzia, il più importante e antico reperto umano del Paese sudamericano. Si tratta dei resti dello scheletro di una donna Paleo-indiana vissuta sull'attuale territorio brasiliano tra 11.500 e 11.000 anni fa. Probabilmente apparteneva al primo gruppo di uomini che colonizzò il Sud America. Fu chiamata Luzia in omaggio alla più celebre Lucy, il fossile di 3,2 milioni di anni di australopiteco (Australopithecus afarenis) rinvenuto nel 1974 in Etiopia.

Calco del cranio di Luzia. Credit: Ryan Somma
Calco del cranio di Luzia. Credit: Ryan Somma

Il fossile di Luzia fu rinvenuto nel 1975 da una spedizione franco-brasiliana coordinata dall'archeologa francese Annette Laming-Emperaire. I suoi resti emersero durante gli scavi all'interno della grotta Lapa Vermelha di Lagoa Santa, a nord della città di Belo Horizonte, nello Stato di Minas Gerais. Proprio per il luogo del ritrovamento, a Luzia è stato assegnato il nome scientifico di "Lapa Vermelha IV Hominid 1". Gli archeologi trovarono un cranio in condizioni eccellenti, un femore, una tibia, radio e ulna e buona parte del bacino. In base ai calcoli effettuati dai paleoantropologi sui reperti Luzia poteva essere alta al massimo 1,50 metri. Morì a un'età compresa tra i 20 e i 25 anni, forse per un incidente, ma non si esclude che possa essere stata uccisa da un attacco di feroci animali selvatici.

Credit: Dornicke
Credit: Dornicke

Dall'analisi dei resti del cranio, il professor Richard Neave, docente all'Università di Manchester, elaborò un'accurata ricostruzione facciale di Luzia, anch'essa molto probabilmente andata perduta nell'incendio del museo di Rio de Janeiro. Il mento sporgente di Luzia suggerisce che la donna giunse in Brasile dopo aver attraversato lo Stretto di Bering, quello che permise la colonizzazione del continente americano. Il tratto somatico è infatti comune con quelli di altri fossili legati a questo pionieristico passaggio.

Credit: Dornicke
Credit: Dornicke

Dei 20 milioni di pezzi ospitati nel museo brasiliano una parte è stata salvata dal rapido intervento dei vigili del fuoco, ma non c'è ancora un elecono ufficiale di ciò che è stato salvato e ciò che è andato perduto per sempre. La speranza è che i resti di Luzia possano essersi salvati dall'impressionante rogo; la sua perdita rappresenterebbe un durissimo colpo per la scienza e la storia del Brasile. Oltre a Luzia, nel museo fondato esattamente 200 anni fa da Re Giovanni VI erano ospitate ricchissime collezioni di reperti egiziani, greco-romani, etruschi e persino oggetti provenienti dagli scavi di Pompei.

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