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L’universo potrebbe non essere mai nato, secondo i fisici

Lo suggerisce un team di ricerca dell’Università di Liverpool che ha esplorato la possibilità che l’universo esistesse prima del Big Bang: “Per la teoria degli insiemi casuali è stato solo un particolare momento della sua evoluzione”.
A cura di Valeria Aiello
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Credit: Free-Photos
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L’universo potrebbe non essere mai nato e solo in un’epoca relativamente recente si sarebbe evoluto in quello che chiamiamo Big Bang. Lo suggeriscono i risultati di un nuovo studio anticipati in preprint su arXiv da un team di ricerca dell’Università di Liverpool, nel Regno Unito, che ha esplorato la possibilità che l’universo non abbia avuto un inizio, ma sia sempre esisto nell’infinito passato.

Quello che percepiamo come il Big Bang, spiegano gli studiosi, potrebbe non essere un vero inizio ma solo un momento particolare di un “insieme causale”, una teoria che reimmagina lo spazio-tempo come una serie di pezzi distretti, o “atomi” di spazio-tempo, ponendo limiti rigorosi alla vicinanza degli eventi, dal momento che questi non possono essere più vicini della dimensione dell’atomo. In altre parole, se ad esempio stiamo guardando uno schermo per leggere questo articolo, tutto sembra fluido e continuo. Ma se dovessimo guardare lo stesso schermo attraverso una lente di ingrandimento, potremmo vedere i pixel che dividono lo spazio e scopriremmo che è impossibile avvinare due immagini sullo schermo a un singolo pixel.

Questa teoria degli insiemi causali ha importanti implicazioni per la natura del tempo. “Una parte importante della filosofia dell’insieme causale è che il passare del tempo è qualcosa di fisico, che non dovrebbe essere attribuito a qualche sorta di illusione emergente o a qualcosa che accade all’interno del nostro cervello che ci fa pensare che il tempo passi– ha precisato Bruno Bento, fisico e autore principale dello studio – . Questo passaggio è, di per sé, una  manifestazione della teoria fisica. Quindi, nella teoria degli insiemi causali, un insieme causale crescerà un ‘atomo’ alla volta e diventerà sempre più grande”.

Questo approccio, che riscrive completamente la nostra comprensione dello spazio e del tempo, rimuove anche il problema della “singolarità” del Big Bang, ovvero il punto nello spazio-tempo in cui le nostre attuali leggi della fisica si sgretolano, poiché in teoria le singolarità non possono esistere. “È impossibile per la materia comprimersi in punti infinitamente piccoli – spiegano gli studiosi – . Non possono diventare più piccoli delle dimensioni di un atomo spazio-temporale”.

Dunque, senza la singolarità del Big Bang, qual è l’inizio del nostro Universo? “Nella formulazione e nella dinamica dell’insieme causale originale, classicamente parlando, un insieme causale cresce dal nulla nell’Universo che vediamo oggi. Nel nostro lavoro invece, non ci sarebbe un Big Bang come inizio, poiché l’insieme causale sarebbe infinito al passato, e quindi c'è sempre qualcosa prima” ha aggiunto Bento.

L’analisi implica dunque che l’Universo possa non aver avuto un inizio ma che sia sempre esistito. E che quello che percepiamo come il Big Bang possa essere stato solo un momento particolare nell’evoluzione di questo insieme causale sempre esistente. Tuttavia, osservano i ricercatori, prima di arrivare a nuove conclusioni, c’è ancora molto lavoro da fare. “Non è ancora chiaro se questo approccio causale senza inizio possa consentire teorie fisiche con cui possiamo lavorare per descrivere la complessa evoluzione dell'Universo durante il Big Bang – ha precisato Bento – . Ci si può ancora chiedere se questo [approccio dell’insieme causale] possa essere interpretato in un modo ‘ragionevole’, o cosa significhi fisicamente tale dinamica in un senso più ampio, ma abbiamo dimostrato che un quadro è davvero possibile. Quindi, almeno mateticamente, questo può succedere”.

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