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Covid 19

L’orario di vaccinazione può influire sulla risposta del sistema immunitario

Secondo diversi studi, la somministrazione nelle ore del mattino può comportare una migliore risposta ad alcuni vaccini, come quelli contro l’influenza stagionale e la tubercolosi. Questo perché le cellule del nostro sistema immunitario sono controllate dall’orologio biologico che determina dove le stesse cellule si trovano in particolari momenti della giornata.
A cura di Valeria Aiello
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L’orario della vaccinazione può influire sulla risposta del sistema immunitario. Questo perché il nostro corpo non si comporta esattamente allo stesso modo nei diversi orari della giornata, ma funziona in modo differente di giorno e di notte. Ognuno di noi ha infatti un proprio orologio biologico che regola i processi metabolici dell’organismo, controllando il cosiddetto ritmo circadiano: un esempio di ritmo circadiano è l’alternanza veglia-sonno, ma anche il ritmo di variazione della temperatura corporea e di altri parametri legati al sistema circolatorio. In poche parole, le cellule del nostro corpo, comprese le cellule immunitarie, sanno perfettamente che ora è.

Il nostro orologio biologico

Questo nostro orologio interno, che si mantiene sincronizzato con il ciclo naturale del giorno e della notte mediante stimoli come luce solare e la temperatura ambientale (ma anche stimoli di natura sociale, come il pranzo in famiglia sempre alla stessa ora), si è evoluto in modo da aiutarci a sopravvivere. E, come detto, anche il sistema immunitario, composto da molti diversi tipi di cellule che pattugliano continuamente il nostro organismo per difenderci dalle infezioni, è soggetto a questo ritmo, tanto da determinare dove le stesse cellule immunitarie si trovano in particolari momenti della giornata.

In generale, in un organismo sano, le cellule immunitarie migrano nei tessuti durante il giorno e circolano durante la notte, controllate dal ritmo circadiano che fa in modo che, nelle ore diurne in cui abbiamo maggiori possibilità di subire un attacco di un patogeno, le cellule immunitarie si trovino direttamente nei tessuti pronte a difenderci. Di notte, d’altra parte, le nostre cellule immunitarie raggiungono i nostri linfonodi, dove accumulano memoria di ciò che è stato riscontrato durante la giornata, comprese eventuali infezioni.

Essendoci quindi il controllo dell’orologio biologico, non dovrebbe sorprenderci sapere che alcune ricerche hanno dimostrato che l’orario in cui veniamo infettati da un virus, come quelli dell’influenza stagionale o dell’epatite, può influire sul modo in cui ci ammaliamo. Altre ricerche hanno anche dimostrato che l’orario in cui assumiamo i farmaci può incidere sul loro funzionamento, a seconda chiaramente del medicinale in questione. Ad esempio, poiché produciamo colesterolo durante il sonno, l’assunzione di una statina a breve durata di azione (un farmaco per abbassare il colesterolo) appena prima di coricarsi fornisce maggiori benefici. È stato anche dimostrato che l’ora del giorno influisce sul funzionamento di alcuni tipi di cellule immunitarie.

L'orario del vaccino

Guardando dunque ai vaccini e ai tempi di somministrazione dei sieri, anche il loro funzionamento è influenzato dal nostro orologio biologico e quindi dall’ora in cui viene inoculato. Ad esempio, uno studio del 2016 su oltre 250 adulti di età pari o superiore a 65 anni ha indicato che il vaccino antinfluenzale somministrato al mattino (tra le 9:00 e le 11:00) ha comportato una risposta anticorpale maggiore rispetto a quella di chi è stato vaccinato nel pomeriggio (tra le 15:00 e le 17:00). Più recentemente, in uno studio pubblicato nl 2020, è stato inoltre dimostrato che anche i ventenni che sono stati immunizzati con il vaccino contro la tubercolosi tra le 8:00 e le 9:00 del mattino hanno avuto una risposta immunitaria migliore rispetto a coloro che sono stati vaccinati tra mezzogiorno e le 13:00.

In sintesi, per alcuni vaccini, ci sono prove che la somministrazione al mattino possa fornire una risposta più robusta. Uno dei motivi potrebbe essere legato proprio al modo in cui il nostro orologio biologico controlla il nostro organismo, e in particolare alla fase del sonno, come indicato dagli studi condotti sulla vaccinazione contro l’epatite A, risultata migliorata in termini di risposta immunitaria in coloro che avevano dormito a sufficienza dopo la vaccinazione rispetto chi aveva avuto un riposo limitato. L’ipotesi, non ancora del tutto chiarita dai ricercatori, è che durante il sonno, il controllo del nostro orologio biologico sulla funzione e la posizione delle cellule immunitarie faccia migrare le queste cellule verso i linfonodi dove accumulano memoria sulle infezioni (o vaccini) incontrati durante la giornata.

I vaccini anti-Covid

Queste ricerche, che durano da oltre mezzo secolo, tornano ora di grande attualità in considerazione dell’attuale pandemia di Covid-19 e i programmi di vaccinazione avviati in tutto il mondo. “Il modo in cui funziona il nostro orologio biologico – ha spiegato a The Conversation la dottoressa Annie Curtis della RCSI Università di Medicina e Scienze della Salute di Dublino – potrebbe essere importante in termini di sviluppo della Covid-19. Curiosamente, anche il recettore che consente al virus Sars-CoV-2 , di entrare nelle nostre cellule è sotto il controllo del nostro orologio biologico, con livelli di questo recettore sulle cellule che rivestono le nostre vie aeree più alti in momenti distinti della giornata. Ciò potrebbe significare che abbiamo maggiori probabilità di contrarre l’infezione in determinate ore del giorno, ma saranno necessarie ulteriori ricerche per determinare se questo è il caso”.

Analogamente, resta da chiarire se l’ora del giorno in cui riceviamo il vaccino anti-Covid possa influire sulla risposta immunitaria. “Data l’elevata efficacia di molti vaccini COVID-19 (sia Pfizer sia Moderna riportano una protezione superiore al 90%) e l’urgenza con cui dobbiamo vaccinare, le persone dovrebbero essere vaccinate a qualsiasi ora del giorno sia possibile per loro” ha puntualizzato Curtis che, nel complesso, non esclude comunque l’effetto derivante dall’orario di vaccinazione. “Quando si somministrano vaccini che non hanno tassi di efficacia così elevati (come il vaccino antinfluenzale) o quando questi sono destinati a persone con una risposta immunitaria più scarsa (come gli anziani), l’utilizzo di un approccio ‘temporizzato’ più preciso può garantire una migliore risposta immunitaria” ha concluso.

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