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Lo sport agonistico può causare danni al cuore

La frequenza cardiaca di uno sportivo può essere più lenta di oltre il 50% rispetto a quella di una persona comune. La causa? Una proteina responsabile dell’attività regolatrice del cuore.
A cura di Redazione Scienze
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Voler preservare la propria salute è un conto, voler esibire muscoli guizzanti capaci di spingere il corpo dell'uomo oltre i suoi limiti è un altro. E' di poco più di un mese fa la ricerca che evidenziava i rischi per la salute connessi ad un eccesso di jogging, che ecco giungere dal Regno Unito un nuovo studio che confermerebbe i danni causati al cuore da attività sportive agonistiche. Lo studio, pubblicato da  Nature Communications, condotto dagli scienziati dell'Università di Manchester e finanziato dalla British Heart Foundation, mostra i cambiamenti subiti dal cuore dei topi una volta che questi sono stati sottoposti ad un particolare stress sportivo. Gli effetti dello sport, del resto, si possono osservare anche nell'essere umano, che normalmente ha una frequenza cardiaca a riposo di 70 battiti al minuti (bpm) nell'uomo e di 75 nella donna. Gli atleti, invece, hanno un battito molto più lento, che può arrivare anche al di sotto dei 30 bpm. Si è sempre pensato che tale rallentamento fosse dovuto al nervo vago, "ma la nostra ricerca – sintetizza l'autrice Alicia D' Souza – mostra che non è questo il caso. In realtà, l'attività regolatrice del cuore reagisce agli sforzi ed in particolare vi è una diminuzione di un'importante proteina regolatrice, nota come HCN4: è lei che è la responsabile della bassa frequenza cardiaca".

La bassa frequenza cardiaca a riposo non comporta problemi, ricorda il professor Mark Boyett, tra i principali ricercatori dello studio, "ma gli atleti anziani con una storia di allenamenti sportivi frequenti tendenzialmente hanno maggiormente bisogno di peacemaker elettronici". Lo stesso Boyett ricorda però che l'attività fisica ha effetti benefici sulla salute e che i risultati della ricerca potrebbero interessare solo gli atleti più anziani. Jeremy Pearson, Direttore presso la British Heart Foundation, ha comunque osservato che "è necessaria ancora molta ricerca perché si possa trarre una conclusione".

[Foto da Wikipedia]

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