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Lo splendido ammasso stellare delle Iadi sparirà dal cielo: ecco perché

Grazie ai dati raccolti dalla missione Gaia dell’Agenzia Spaziale Europea, un team di ricerca internazionale ha dimostrato che l’ammasso stellare aperto delle Iadi si sta disgregando e in un lontano futuro si disperderà per sempre. Per la prima volta, infatti, sono state osservate due cosiddette code mareali, che indicano un processo di perdita di stelle in atto.
A cura di Andrea Centini
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Credit: NASA, ESA, and STSc
Credit: NASA, ESA, and STSc

L'ammasso stellare delle Iadi, il più vicino alla Terra, si sta lentamente disgregando e in futuro andrà perduto per sempre, sparendo dalla volta celeste. Per la prima volta, infatti, sono state osservate due cosiddette “code mareali”, scie di stelle che si staccano dal cluster genitore sotto la spinta dell'attrazione gravitazionale della Via Lattea. Si tratta di un processo che fino ad oggi era stato documentato soltanto nelle galassie nane e nei giganteschi ammassi globulari che orbitano attorno al centro della nostra galassia. Se ne teorizzava l'esistenza anche negli ammassi aperti che contengono da centinaia a poche migliaia di stelle, ma soltanto adesso è arrivata la conferma del fenomeno.

Ricerca internazionale. A dimostrare il processo di disgregazione delle Iadi è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati del Centro di Astronomia dell'Università di Heidelberg, Germania, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'Istituto Max-Planck per l'Astronomia e dell'Osservatorio Astronomico di Strasburgo, Francia. Gli studiosi, coordinati dal dottor Siegfried Röser dell'Osservatorio statale Königstuhl dell'ateneo di Heidelberg, sono giunti a questa conclusione dopo aver analizzato i dati raccolti dal satellite Gaia dell'Agenzia Spaziale Europea. La missione Gaia è volta a mappare oltre un miliardo di stelle nella nostra galassia (e non solo), determinandone con estrema precisione posizione e traiettorie. È proprio analizzando questi dati dell'ammasso delle Iadi – che dista “soltanto” 150 anni luce da noi – che Röser e colleghi sono riusciti a intercettare le due code mareali relative alla perdita di stelle. Curiosamente, una segue il cluster genitore e l'altro lo precede. “La nostra scoperta mostra che è possibile rintracciare le traiettorie delle singole stelle della Via Lattea al loro punto di origine in un ammasso stellare”, ha dichiarato il dottor Röser.

Nuove frontiere. Secondo gli autori dello studio aver dimostrato che anche gli ammassi stellari perdono stelle come galassie nane e ammassi globulari segna l'inizio di nuove e significative scoperte nell'astronomia galattica. Grazie ai preziosissimi dati di Gaia, del resto, è stata appena calcolata per la prima volta la velocità di rotazione della Galassia di Andromeda e della Galassia del Triangolo, le più importanti e massicce del Gruppo Locale assieme alla Via Lattea; con essi è stato dimostrato che la “collissione” tra Andromeda e la nostra galassia avverrà 500 milioni di anni più tardi di quanto stimato in precedenza, ovvero tra 4,5 miliardi di anni. I dettagli della nuova ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Astronomy and Astrophysics.

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