Lo sperma più antico del mondo è stato ritrovato in Australia
Un campione di sperma «gigante», ottimamente conservato in un piccolo gambero che visse almeno 17 milioni di anni fa, è stato scoperto presso Riversleigh, nello stato australiano del Queensland. Si tratta di un ritrovamento da "record", avvenuto in un'area particolarmente ricca ed interessante, tanto da essere inclusa nel 1994 nella lista dei Patrimoni dell'Umanità stilata dall'UNESCO: circa 80 chilometri quadrati di fossili di età compresa tra 15 e 25 milioni di anni fa, custoditi nei depositi calcarei, che testimoniano un'altissima varietà di specie.
Un gamberetto particolare
Mai prima d'ora gli scienziati erano incappati in sperma fossile così vecchio, hanno sottolineato i ricercatori della University of New South Wales, autori della scoperta i cui dettagli sono stati resi noti attraverso un paper pubblicato da Proceedings of the Royal Society B. Ma non è soltanto l'antichità del reperto a rendere straordinario questo rinvenimento: gli studiosi hanno infatti avuto modo di osservare come gli spermatozoi del gamberetto fossero «giganti» e, assai probabilmente, più lunghi dell'intero corpo dell'animale benché strettamente arrotolati all'interno dell'organo sessuale del maschio. L'esemplare in questione era un crostaceo di acqua dolce appartenente alla classe degli ostracodi. E così , dopo aver restituito negli anni meraviglie del calibro di ornitorinchi giganti dentati o canguri carnivori, questa volta il sito di Riversleigh ha regalato un'ennesima sorpresa ai paleontologi australiani: certo, dalle misure più ridotte ma non per questo meno significativa.
Custodito dal guano
Il gamberetto, risalente al periodo del Miocene, era stato riportato alla luce nel lontano 1988 presso il sito di Bitesantennary: una grotta immersa nella foresta pluviale di 17 milioni di anni fa, dove i crostacei prosperavano in uno specchio d'acqua che veniva continuamente arricchito dagli escrementi dei molti pipistrelli con i quali condividevano la zona. Secondo la professoressa Suzanne Hand, specialista in pipistrelli estinti e tra gli autori dello studio, proprio il guano dei piccoli mammiferi volanti avrebbe giocato un ruolo fondamentale nella conservazione del seme dell'ostracoda. La costante pioggia di escrementi che sarebbe finita nel laghetto protetto dalla grotta avrebbe alzato il livello di fosforo nell'acqua, fornendo così un contributo importante nella mineralizzazione dei tessuti molli appartenenti agli esserini che vivevano al suo interno. Sono diverse, in effetti, le scoperte avvenute a Riversleigh che testimoniano di eccezionali stati di conservazione: tra queste sono incluse quelle di insetti con muscoli interni praticamente intatti grazie a batteri divenuti fossili, bloccati nell'atto di tentare di consumare i tessuti molli di queste creature.
«Spermatozoi giganti»
John Neil, ricercatore specialista in ostracodi presso un altro ateneo australiano, La Trobe University, al quale era stato inviato il fossile per condurre ulteriori approfondimenti su di esso, è stato il primo a rendersi conto della presenza di tessuti particolari al suo interno. Ha così chiesto la collaborazione di altri esperti europei, tra cui Renate Matzke-Karasz, della Ludwig Maximilian University of Munich, primo firmatario dell'articolo. Gli studi al microscopio hanno così rivelato come gli organi interni del crostaceo fossero perfettamente conservati; all'interno dell'organo sessuale, poi, erano ancora rintracciabili gli spermatozoi eccezionalmente grandi, considerate le dimensioni del gambero, completi di nucleo che un tempo conteneva il loro DNA. Secondo le stime dei ricercatori, tali spermatozoi, con i loro organi di Zenker che servono al trasferimento nell'organismo della femmina, dovevano misurare all'incirca 1,3 millimetri, ossia lunghezza uguale o lievemente superiore a quella del gamberetto stesso. Una delle tante bizzarrie della natura che, 17 milioni di anni fa come oggi, non cessa mai di stupirci.