Lo scheletro di un dinosauro da record è stato scoperto in Patagonia
I suoi resti rappresentano il più completo scheletro di un titanosauro mai rinvenuto fino ad ora: una vera fortuna per i paleontologi, dato che l’animale a cui appartennero è uno dei più grandi che abbiano mai camminato sul nostro Pianeta. Nel mucchio di reperti scoperto da alcuni “cacciatori di fossili” in Patagonia meridionale si possono ammirare decine di vertebre, tra cui una del collo ampia circa un metro, una scapola di 1,7 metri, diverse costole dalle dimensioni ragguardevoli, l’osso di una coscia che, posto verticalmente, è alto praticamente come un uomo di statura media. Totale: 145 ossa costituenti da sole il 45% dello scheletro completo; alcune di queste, però, sono disposte in modo simmetrico lungo diversi punti del corpo ragion per cui, osservano i ricercatori, possiamo dire di essere in possesso del 70% del corpo del dinosauro. Il dato più sorprendente risiede nell'ottimo stato di conservazione dei resti dell’animale.
Dreadnoughtus schrani
Il nome scelto dai suoi scopritori per questo bestione del passato è Dreadnoughtus schrani, in onore delle corazzate Britanniche in uso all'inizio del XX secolo e a sottolineare come il dinosauro non avesse nemici e predatori che potesse temere, data l'enormità che lo rendeva, di fatto, quasi invulnerabile. Il colossale animale ha iniziato il suo viaggio per tornare alla luce nel 2005, quando Kenneth Lacovara, paleontologo presso la Drexel University di Philadelphia, guidò una campagna di scavo nel sito argentino: in un primo momento apparve soltanto una piccola collezione di ossa, destinata poi ad ingrandirsi notevolmente con il proseguire dei lavori. Poco o niente di appartenente alla testa del dinosauro, purtroppo: soltanto un dente ed un frammento di mandibola, a causa della relativa fragilità e leggerezza delle ossa del cranio, indispensabile per i movimenti dell’animale. Tuttavia, nel corso degli scavi successivi, i paleontologi sono incappati in un secondo titanosauro, più piccolo e dai resti decisamente più incompleti.
Titanosauro tra i titanosauri
L’esemplare più adulto doveva pesare all'incirca 60 tonnellate, con la sua lunghezza che si aggirava intorno ai 26 metri, coda inclusa. Va detto che già in passato, anche molto recentemente, i paleontologi hanno rinvenuto resti di animali che potevano essere ancora più grandi: tuttavia Dreadnoughtus schrani è l’unico tra questi dei quali si possegga uno scheletro tanto vicino ad essere completo, concedendo così agli scienziati più spazio ai dati concreti e meno alle ipotesi. Ma come ha potuto preservarsi così bene, giungendo fino a noi in queste ottimali condizioni? Presumibilmente la ragione di ciò risiede nella modalità in cui il dinosauro trovò la morte.
Le cause della morte (e del suo ottimo stato di conservazione)
All'epoca in cui visse, circa 77 milioni di anni fa nel tardo Cretaceo, quella zona del Sudamerica era ricoperta da foreste caratteristiche dei climi temperati dalle quali poteva attingere per la sua alimentazione vegetariana. Tra alberi e corsi d’acqua, poteva accadere che un fiume rompesse i propri argini naturali trasformando i dintorni in pianure alluvionali di fango: i due Dreadnoughtus schrani, probabilmente, vennero sorpresi da un evento del genere e morirono così annegati, sepolti profondamente da quelle che erano diventate quasi delle sabbie mobili. La rapidità di tale processo ha agevolato la conservazione dello scheletro. Per altro, su una delle vertebre del più grande, è ancora visibile quello che si direbbe il segno di un morso: verosimilmente, potrebbe trattarsi del tentativo di cibarsi della carcassa, o meglio della schiena che ancora emergeva, da parte di un qualche animale spazzino dell’epoca, prima che il corpo venisse completamente sepolto dal fango. A conferma di ciò, diversi denti provenienti da un animale mangiatore di carne, che si accorderebbero bene con l’impronta del morso, sono stati ritrovati sulla “scena del crimine”.
Scoperta chiave per la paleontologia
Dreadnoughtus schrani doveva pesare quanto una dozzina di elefanti o, più in linea con l’epoca in cui visse, come sette Tirannosaurus Rex. Il ritrovamento di un esemplare così grande e così ben conservato rappresenta un’occasione unica per i paleontologi per conoscere meglio l’anatomia e la muscolatura di questi giganteschi dinosauri sauropodi, fino ad ora conosciuti soltanto attraverso materiale incompleto. Grazie al lavoro del professor Lacovara e della sua squadra, autori di un paper pubblicato da Nature che ha reso noti i dettagli della scoperta, per gli scienziati sarà più semplice svelare nuovi segreti dei titanosauri, imponenti abitanti della nostra Terra migliaia di anni fa.