ll fast food fa venire asma e allergie? Gli strani effetti degli hamburger sulla respirazione
Mangiare al fast food aumenta il rischio di sviluppare asma, respiro sibilante, rino-congiuntivite e altre patologie di tipo allergico. L'associazione risulta particolarmente evidente per chi consuma gli hamburger. Lo ha dimostrato un team di ricerca del Dipartimento di Medicina Tradizionale Cinese e Occidentale Integrata e del Dipartimento di medicina respiratoria e terapia intensiva presso l'Università di Sichuan.
Gli studiosi, coordinati dal professor Gang Wang, ricercatore presso il Centro di innovazione collaborativa per la bioterapia dell'Ospedale della Cina occidentale, sono giunti a queste conclusioni dopo aver condotto un approfondito studio statistico sui risultati di 16 indagini relative al consumo del fast food. Questo tipo di alimenti erano già finiti più volte nel mirino degli scienziati a causa delle proprietà nutrizionali considerate non esattamente salutari, ma non per patologie respiratorie.
Gang Wang e colleghi, che hanno sfruttato banche dati aggiornate al febbraio 2018, hanno rilevato che chi consumava questi cibi 3 o più volte a settimana aveva una maggiore probabilità di sviluppare asma grave e respiro sibilante rispetto a chi li mangiava 1 o 2 volte a settimana. L'interessante associazione relativa alla dose è risultata particolarmente significativa per gli hamburger, il piatto “fast food” per eccellenza soprattutto negli Stati Uniti. L'associazione è stata dimostrata indipendentemente dal reddito dei consumatori, che può fare la differenza tra una dieta più o meno salutare, sui controlli medici e in generale sulla qualità della vita.
Poiché si è trattato di un semplice studio di associazione, il rapporto di causa-effetto tra il consumo di questi alimenti e l'insorgenza delle patologie non è stato dimostrato. “Saranno necessari ulteriori studi per confermare le relazioni osservate in questa analisi, e per identificare potenziali associazioni causali tra il consumo di fast food e le malattie allergiche”, ha sottolineato l'autore principale dello studio. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Respirology.
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