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L’infezione naturale protegge dalle nuove varianti Covid, ma non completamente

Lo rivelano i risultati di un nuovo studio che mostra come l’infezione naturale protegga le persone dalle nuove varianti ma non offra protezione sufficiente a prevenire nuove ondate di infezione.
A cura di Valeria Aiello
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L’infezione naturale da coronavirus può proteggere i guariti dalle nuove varianti, ma non offre protezione sufficiente a prevenire nuove ondate di infezione nella popolazione. Lo indicano i dati di uno studio in corso in Nicaragua, che mostra come le persone infettate nelle prime ondate di Covid siano risultate in buona parte protette dalle varianti Delta e Gamma arrivate in seguito. I ricercatori, guidati dall’epidemiologo Aubree Gordon dell’Università del Michigan, hanno anche affermato di aver identificato i correlati di protezione, ossia la misura delle difese immunitarie necessaria per sapere se una persona è immune o meno a una nuova infezione.

La protezione nei guariti Covid

Il team, che da anni testa regolarmente i volontari per l’influenza, aggiungendo il coronavirus da quando è iniziata la pandemia, ha studiato la protezione associata a una precedente infezione da Sars-Cov-2 e confrontato la gravità dei sintomi della prima e della seconda malattia. A marzo di quest’anno, il 62% dei partecipanti allo studio era stato infettato almeno una volta. “Dopo marzo 2021, predominavano le varianti Gamma e Delta – spiega il team – . Le persone che avevano anticorpi contro il coronavirus avevano una protezione di quasi il 70% da qualsiasi infezione, con una protezione dell’80% contro l’infezione moderata o grave”.

A più alti livelli di anticorpi diretti contro proteina Spike sono associati minori probabilità di infezione, spiegano i ricercatori che con titoli anti-Spike di 327 e 2.551 hanno osservato una protezione rispettivamente del 50% e dell’80% da qualsiasi infezione. Titoli anti-Spike di 284 e 656 sono risultati sufficienti a proteggere dalla malattia moderata o grave. “Queste misurazioni, note appunto come correlato di protezione, potrebbero informare la politica sui vaccini, consentirebbero uno sviluppo rapido di vaccini e potrebbero guidare la vaccinazione delle popolazioni a rischio, incluso quando e con quale frequenza” ha affermato Gordon.

Lo studio, pubblicato come versione preliminare su MedRxiv in attesa di revisione paritaria, ha inoltre mostrato che le seconde infezioni erano “un po’ meno gravi delle prime, ma non erano così lievi da essere ideali – scrive il team nel rapporto – . Sarà necessaria una strategia che preveda la vaccinazione per alleviare il carico della pandemia di SARS-CoV-2”.

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