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L’infezione da coronavirus può aumentare il rischio di emorragie

Lo indica un nuovo studio pubblicato su Scientific Reports che oltre all’aumento del rischio di coaguli del sangue, descrive il quadro clinico di alcuni pazienti Covid-19 che, al contrario, rischiano complicanze emorragiche, sollevando preoccupazioni circa gli standard di cura con trattamenti antitrombotici.
A cura di Valeria Aiello
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Credit: qimono
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Diversi studi hanno indicato che nei pazienti ospedalizzati con Covid-19, lo standard di cura con antitrombotici è associato a una migliore sopravvivenza. L’infezione da coronavirus può infatti determinare una grave coagulazione del sangue ed è per questo motivo che la profilassi degli eventi trombo-embolici fa parte dei trattamenti utilizzabili nel setting ospedaliero. Tuttavia, nuove evidenze scientifiche indicano che, oltre a questo aumento della coagulazione, alcuni pazienti hanno una capacità sbilanciata di sciogliere i coaguli che può contribuire a un aumento del rischio di complicanze emorragiche, sollevando preoccupazioni circa le attuali pratiche di trattamento.

Covid può aumentare il rischio di emorragie

In particolare, un nuovo studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports dai ricercatori dell’Università del Michigan ha fatto luce sull’equilibrio tra la coagulazione del sangue dovuta a Covid-19 e i processi atti a controbilanciare questo fenomeno, noti come fibrinolisi, fornendo importanti indicazioni sull’approccio ai trattamenti.

L’analisi, che ha incluso 118 pazienti ricoverati in ospedale per Covid-19 e 30 persone sane, ha permesso di valutare sia i livelli di attivatore del plasminogeno di tipo tissutale (tPA) sia dell’inibitore-1 di questo attivatore (PAI-1), le due molecole responsabili rispettivamente della scissione dei coauguli e della loro stabilizzazione. “Abbiamo trovato livelli marcatamente elevati di tPA e PAI-1” spiegano gli studiosi che non si aspettavano di trovare la coesistenza di entrambi i fattori e, in particolare della molecola responsabile della scissione dei coaguli tPA. “Sebbene entrambe fossero elevate e associatie a una funzione polmonare peggiore, i livelli estremamente elevati di tPA erano significativamente associati con la mortalità”.

Nonostante l’aumento dei livelli di entrambe sia indipendente, la ricerca ha anche evidenziato che il cambiamento di una delle due molecole può avere conseguenze sull’altra, indicando che il sottogruppo di pazienti a più alto rischio di complicanze emorragiche esprime un complesso equilibrio di fattori che possono favorire la fibrinolisi. Pertanto, concludono gli studiosi, sono necessari ulteriori studi su tPA come biomarcatore clinico al fine di verificare se livelli più elevati nei pazienti Covid possano essere correlati allo scioglimento spontaneo e potenziato dei coaguli rispetto a pazienti con bassi livelli di tPA e le persone sane.

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