Le visiere in plastica sono davvero utili contro il coronavirus?
Le mascherine e i guanti monouso sono dispositivi di protezione individuale (DPI) raccomandati e/o obbligatori nel contrasto alla diffusione della COVID-19, l'infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2, soprattutto adesso che siamo entrati nella cosiddetta “Fase 2” dell'emergenza, ovvero quella della convivenza col patogeno. Tuttavia non si tratta degli unici per proteggersi e proteggere gli altri; sempre più spesso, infatti, si incontrano persone che indossano visiere in plexiglass che coprono il volto, come gli schermi facciali utilizzati da medici e infermieri che operano direttamente con i pazienti dei reparti COVID e malattie infettive. Dunque possono essere realmente utili?
Innanzitutto sottolineiamo che le visiere in materiale plastico trasparente non sono un'alternativa alle mascherine, ma come specificato a fanpage dal professor Fabrizio Pregliasco, virologo presso l'Università degli Studi di Milano, sono a complemento degli altri dispositivi di protezione individuale utilizzati dagli operatori sanitari. Il loro scopo è proteggere chi le indossa dalle goccioline (quelle più piccole dell'aerosol e le più grandi del droplet) potenzialmente contaminate dalla carica virale. Con questo “scudo” davanti al viso, del resto, si pone anche una barriera innanzi alle mucose degli occhi, precludendo al coronavirus un'altra potenziale strada d'accesso verso l'organismo.
Il virologo Pregliasco spiega che vengono utilizzate dai professionisti nell'ottica del rischio degli aerosol, dunque un senso potrebbero anche averlo, soprattutto al chiuso, "ma non bisogna esagerare". Anche perché se per le mascherine esistono numerosi studi che ne certificano il grado di affidabilità, per gli schermi facciali sono state fatte poche indagini e soprattutto sono stati valutati soltanto i rischi “in entrata”. Come è noto le mascherine chirurgiche sono progettate per trattenere le goccioline espulse dalla bocca quando si parla, tossisce e starnutisce, e meno per filtrare quelle provenienti dall'esterno (compito dei dispositivi per professionisti FFP2 ed FFP3), ecco perché è fondamentale che tutti le indossino. Per gli schermi facciali non è nota l'efficacia nel trattenere droplet/aerosol in uscita di una persona contagiata da un qualunque virus respiratorio.
Le visiere, come specificato nell'articolo “Moving Personal Protective Equipment Into the Community – Face Shields and Containment of COVID-19” pubblicato sull'autorevole rivista JAMA, per un'efficacia ottimale dovrebbero estendersi fin sotto il mento nella parte anteriore e fino alle orecchie in quella laterale, inoltre non dovrebbe esserci spazio vuoto tra fronte e “scudo”. Grazie a questa barriera, scrivono gli scienziati del Dipartimento di Medicina dell'Università dell'Iowa, in specifici test è stato dimostrato che l'esposizione all'aerosol contenente un virus respiratorio dell'influenza è stata ridotta del 96 percento entro una cinquantina di centimetri. Dopo mezzora di esposizione, gli schermi facciali sono riusciti a bloccare quasi il 70 percento delle particelle dell'aerosol, “che si ritiene non rappresentino il metodo di trasmissione principale del coronavirus SARS-CoV-2”, che è invece quello del droplet. I risultati sono analoghi a quelli delle mascherine. Gli scienziati sottolineano che al momento non sono stati condotti studi sull'efficacia degli scudi nell'evitare che un soggetto sintomatico o asintomatico possa diffondere il virus, ma come già specificato non si tratta di DPI alternativi alle mascherine. Lo dimostra anche la scelta dell'Ordine dei Farmacisti di Roma, che ha deciso di acquistare 5mila visiere protettive per gli specialisti della Capitale, da utilizzare sempre accompagnate dalla mascherina.
Tra i vantaggi degli schermi facciali vi è il fatto che possono essere lavati e disinfettati facilmente e non si deteriorano come le mascherine, dunque possono essere utilizzati a lungo senza doverli sostituire. Si producono inoltre molto facilmente (sono numerose le aziende che hanno iniziato a svilupparli grazie alle stampanti 3D). In teoria permetterebbero anche di parlare senza doverle rimuovere e l'ascoltatore potrebbe osservare il movimento delle labbra (fondamentale per chi ha gravi problemi di udito), ma come specificato più volte completano la protezione e non sostituiscono le mascherine.