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Le formiche-zombie e il fungo che le protegge

Un fungo capace di infettare le formiche “controllandone la mente”, che indirizza i piccoli insetti nel luogo più adatto alla propria riproduzione per poi uccidere l’ospite ed uscire dalla sua testa: straordinario fenomeno di parassitismo che avviene nella foresta pluviale. Con una sorpresa appena scoperta dai ricercatori.
A cura di Nadia Vitali
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formiche zombie fungo che le protegge

Sembrerebbe un racconto horror dai toni clamorosamente cruenti e invece è soltanto un caratteristico aspetto della natura, di quelli che ispirano fantasiose trame cinematografiche: un fungo killer chiamato Ophiocordiceps Unilteralis che infesta le formiche carpentiere (Camponotus leonardi) "controllandone la mente"  ed alterandone il comportamento in funzione della propria riproduzione e proliferazione.

Come una formica diventa «uno zombie» – Accade nella foresta pluviale (le osservazioni degli scienziati, avvenute negli ultimi anni, fanno riferimento alle aree umide di Thailandia e Brasile) dove il parassita attacca il sistema nervoso dei piccoli insetti, penetrando e riempiendo lentamente corpo e testa, per un processo la cui evoluzione può durare dai tre ai nove giorni: inizialmente la formica che è stata infettata non è distinguibile dalle sue compagne sane, con le quali interagisce e assieme alle quali continua a nutrirsi. Improvvisamente, però, emergono i primi inequivocabili "sintomi": come aveva notato già nel 2009 l'entomologo David P. Huges della Penn State University, che da anni assieme ai suoi colleghi si dedica allo studio di questo particolare fenomeno, quello che maggiormente stupisce è la capacità del parassita di prendere totalmente possesso della "volontà" del proprio ospite, dirigendolo esattamente nel luogo prescelto. La formica, infatti, in condizioni normali segue un itinerario prestabilito che è il medesimo delle sue compagne, senza lasciare mai la fila e senza deviare dal percorso: l'insetto infetto sembra, invece, smarrire la bussola, vagando a caso sull'albero fino al momento in cui le contrazioni e gli spasmi lo fanno cadere verso il suolo. Lì, su una foglia posta di norma a circa 20/30 centimetri da terra, il fungo trova le condizioni ottimali per la propria riproduzione: normalmente, ad una temperatura compresa tra i 20 e i 30° centigradi con il 95% di umidità. Le sue cellule, in numero sempre maggiore, provocano la contrazione delle mandibole, costringendo la formica ad attaccarsi ad una foglia con un morso fortissimo e ben saldo, in perfetto stile zombie: nel frattempo, l'organismo, con tutti gli altri muscoli ed i tessuti interni, viene attaccato e disgregato. A questo punto il parassita, che è riuscito a crearsi un luogo sicuro e protetto nel quale potersi sviluppare anche dopo la morte definitiva del suo ospite, uccide con un veleno la formica e cresce nei giorni successivi, uscendo proprio dalla sommità del capo di questa sotto forma di stroma, pronto ad iniziare il ciclo nuovo per il rilascio di spore che saranno prese da qualche nuova malcapitata formica: quest'ultima fase, durante la quale il fungo si fa scudo del corpo per proteggersi da agenti esterni, si articola in un ampio arco di tempo che va dai sette ai trenta giorni. È stato verificato che, per lo più, la morte dell'insetto avviene a mezzogiorno: ma il perché di questo resta un grande mistero (non l'unico) di un fenomeno naturale senza dubbio tra i più affascinanti.

Funghi contro funghi – Un meccanismo che non può non evocare suggestioni filmiche di vario tipo e che ha fatto sorgere una domanda nei ricercatori: vista l'aggressività del parassita, e le sue modalità "subdole" di operare, come è possibile che non tutte le formiche vengano infettate? Se lo è chiesto David P. Huges, nel notare come esistano aree nella foresta pluviale che sembrano dei veri e propri «cimiteri» di insetti, in cui i cadaverini sparpagliati sul manto di foglie dovrebbero costituire i killer potenziali di decine di altre formiche, creando una situazione pericolosissima per l'intera sopravvivenza della specie sul territorio, che invece convive con il fungo da migliaia di anni. Nulla di tutto questo accade poiché gli equilibri perfetti che la natura concerta sapientemente prevedono molte sorprese: come quella di un fungo, ancora senza nome ma la cui scoperta è stata annunciata sulla rivista scientifica PLoS ONE, addetto alla "castrazione" del suo simile Ophiocordiceps Unilteralis in maniera particolarmente incisiva. Un'interazione tra parassiti capace di creare una situazione di relativo bilanciamento, dal momento che delle 432 formiche analizzate, provenienti da cinque colonie diverse, è risultato che solo il 6.5% degli esemplari attaccati dal fungo era in grado di produrre spore: gli altri non erano prolifici perché troppo immaturi e danneggiati, ma in oltre il 55% dei casi era entrato in gioco un iperparassita (ovvero un parassita che si sviluppa a spese di un altro parassita) capace di limitare considerevolmente la diffusione delle spore a beneficio suo e delle stesse formiche. Una trama esemplare, con tanto di protagonisti, antagonisti e aiutante, in perfetto stile "Madre Natura".

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