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Le false credenze sugli integratori alimentari

L’uso sempre più diffuso degli integratori alimentari sembra collegato più alle leggende su questi prodotti, che ai reali effetti desiderati.
A cura di Juanne Pili
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integratori

Nello scorso anno almeno otto italiani su dieci avrebbero fatto uso di integratori alimentari. Il mercato viene valutato 2,6 miliardi di euro. Per il 92% questi prodotti vengono reperiti tramite le farmacie. I dati sono stati presentati durante la sedicesima conferenza della Associazione nazionale dei produttori di prodotti salutistici. Durante il convegno si è ipotizzato che per il sistema sanitario italiano questa fioritura del mercato degli integratori potrebbe rappresentare un risparmio di 37,7 milioni di euro, mediante la riduzione dei giorni di malattia.

Nessuna novità. In realtà questi dati non fanno che confermare una tendenza esistente in Italia già da diversi anni. Niente di nuovo sotto il Sole. Siamo il paese europeo che consuma più integratori. Il problema è che l’uso è utile solo in casi di effettive carenze. Cosa che nella maggior parte dei casi non avviene, l'assunzione di integratori spesso riguarda ambiti che con le reali terapie mediche hanno ben poco a che fare. Allora cosa si va ad “integrare”?

Una panacea infondata. Sono tante le leggende attorno a questi prodotti, non può mancare quella riguardo presunte proprietà anti-cancro. Negli Usa la Preventive Services Task Force concluse dati alla mano, che non vi fossero sufficienti prove. Il beta-carotene (contenuto in carote e pomodori)  e la vitamina E – considerate sostanze responsabili di queste doti – si sono rivelate totalmente inutili, se escludiamo il fatto che nei fumatori, il beta-carotene degli integratori potrebbe aumentare il rischio di insorgenza di tumori ai polmoni. Per quanto riguarda i gettonatissimi omega-3 e vari antiossidanti, quali la vitamina A, il discorso è lo stesso.

Qualcuno parla di omega-3 anche in relazione alla longevità femminile. Peccato che uno studio pubblicato sul Journal of the American Medical Association, condotto su trentottomila donne, registrerebbe un incremento della probabilità di mortalità pari al 6% – anche se nell’arco di 19 anni – insomma, se ci accontentiamo di studi poco significativi possiamo trovare tutto e il suo esatto contrario. Emblematico anche il fatto che il Ministero della salute sconsigli l’uso di integratori multivitaminici in gravidanza.

Isolare dei principi attivi presenti naturalmente negli alimenti, con la pretesa che questi vengano assorbiti in maggior quantità, è alquanto fumosa. L’organismo infatti continuerà beatamente a fregarsene del modo in cui assumiamo le sostanze, espellendo quelle in eccesso attraverso feci e urine. Se questo non bastasse facciamo notare che è permessa la commercializzazione di integratori anche se l’efficacia non viene dimostrata. Questo è esattamente ciò che avviene coi prodotti omeopatici.

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