Le donne incinte infettate dal coronavirus sono più a rischio di terapia intensiva e parto prematuro
Le donne incinte contagiate dal coronavirus SARS-CoV-2 hanno maggiori probabilità di finire in terapia intensiva e di sperimentare un parto prematuro spontaneo, pur avendo un rischio inferiore di sviluppare sintomi comuni come febbre e dolori muscolari (mialgia) rispetto alle donne in età riproduttiva ma non in gravidanza. Lo ha determinato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati del WHO Collaborating Centre for Global Women's Health dell'Università di Birmingham, Regno Unito, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'Ospedale Universitario Ramón y Cajal (IRYCIS) di Madrid; del Dipartimento per la salute e la ricerca sessuale e riproduttiva dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS); dell'Università Medica di Guangzhou; dell'Università di Amsterdam; dell'Ospedale “Queen Mary” dell'Università di Londra e di altri istituti.
Gli scienziati, coordinati dalla professoressa Shakila Thangaratinam, docente presso l'Istituto di Ricerca del Metabolismo e dei Sistemi dell'ateneo britannico, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto un'approfondita revisione sistematica e una meta-analisi di circa 80 studi, che abbracciavano i dati di 11.500 donne incinte o che avevano partorito da poco. I ricercatori hanno fatto riferimento a numerosi database, tra i quali l'Embase, il Cochrane, il WHO COVID-19 il China National Knowledge Infrastructure (CNKI) e altri ancora, I dati raccolti tra il primo dicembre del 2019 e il 26 giugno di quest'anno.
Dall'analisi è emerso che circa il 10 percento delle donne incinte o di recente gravidanza ricoverate in ospedale (per un qualsiasi motivo) è risultato positivo al coronavirus SARS-CoV-2, o è stato diagnosticato come caso sospetto. I sintomi più comuni rilevati tra le donne incinte con l'infezione sono risultati essere febbre (40 percento) e tosse (39 percento), benché avessero una probabilità inferiore di sperimentare febbre e mialgia rispetto alle donne contagiate non in gravidanza. Come indicato, nonostante il rischio minore di sviluppare alcuni sintomi, le gestanti avevano maggiori probabilità di dover essere ricoverate in terapia intensiva (1,62 – da 1,33 a 1,96; I2 = 0 percento) e di essere sottoposte a ventilazione invasiva (1,88 – da 1,36 a 2,60; I2 = 0 percento).
I rischi maggiori di sviluppare una forma grave della COVID-19 (l'infezione causata dal patogeno) sono stati associati a fattori come età superiore, indice di massa corporeo (BMI) elevato, diabete, ipertensione cronica e comorbilità. Sono tutti fattori associati a un rischio maggiore di malattia grave anche per la popolazione generale. Durante il periodo di follow-up dello studio sono morte 73 donne incinte con COVID-19, pari allo 0,1 percento del totale, per qualunque causa e non solo per l'infezione.
Thangaratinam e colleghi hanno anche determinato che le donne incinte con COVID-19 avevano un rischio di sperimentare un parto prematuro del 6 percento, sensibilmente superiore rispetto alle donne in gravidanza non contagiate. A rischio anche i piccoli appena nati: dalle analisi dei dati è emerso che il 25 percento dei neonati nati da madri infettate dal coronavirus ha avuto bisogno di un ricovero nell'unità neonatale, in percentuale maggiore rispetto ai piccoli nati da mamme negative al tampone. In conclusione, gli scienziati sottolineano che l'infezione da coronavirus può essere rischiosa per le donne incinte e per i piccoli. In precedenza uno studio italiano guidato da scienziati dell'Università Statale di Milano aveva trovato indizi significativi della trasmissione verticale del patogeno durante la gravidanza, ovvero dalla mamma al feto. I dettagli della nuova ricerca “Clinical manifestations, risk factors, and maternal and perinatal outcomes of coronavirus disease 2019 in pregnancy: living systematic review and meta-analysis” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica British Medical Journal.