Le donne in gravidanza possono ricevere i vaccini Covid: l’OMS cambia raccomandazione
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) cambia le sue linee guida sui vaccini anti-Covid in gravidanza, prendendo in considerazione la somministrazione nelle donne incita dopo aver inizialmente raccomandato di non utilizzali a meno che le future mamme non fossero esposte ad alto rischio di contagio. Il cambiamento ha fatto seguito a una controversia sulla precedente posizione dell’OMS sorta negli Stati Uniti, dove diversi esperti hanno espresso il proprio disappunto su questa indicazione, osservando che non era coerente con le linee guida dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) e generava confusione nelle donne in cerca di informazioni chiare.
L'OMS modifica le raccomandazioni per l'uso dei vaccini in gravidanza
Questo ha portato l’OMS ad aggiornare le sue raccomandazioni per l’uso dei vaccini anti-Covid: “Non abbiamo alcun motivo per credere che ci saranno rischi specifici che superino i benefici della vaccinazione nelle donne in gravidanza” si legge sulla pagina riservata al vaccino di Moderna. Tuttavia, l’Agenzia continua a indicare la vaccinazione solo per “le donne incinta ad alto rischio di esposizione a Sars-Cov-2 (es. operatori sanitari) o che hanno comorbidità che si aggiungono al rischio di malattia grave” che “possono essere vaccinate su consulto del proprio medico”.
Ad oggi, l’aggiornamento formalizzato lo scorso 29 gennaio per il vaccino di Moderna, non è stato ancora apportato al vaccino di Pfizer-BionTech per il quale attualmente permangono le indicazioni iniziali, ovvero che “a causa di dati insufficienti, l’OMS al momento non raccomanda la vaccinazione delle donne in gravidanza”, rimandando al medico la possibilità di prendere in considerazione la vaccinazione “nel caso in cui una donna incita abbia un rischio inevitabile di esposizione (ad esempio un operatore sanitario)”.
Esiste dunque ancora una divergenza nelle raccomandazioni dell’Agenzia delle Nazioni Unite, una mancanza che non è escluso venga risolta nelle prossime ore, dal momento che, come per Moderna, le donne in gravidanza sono state escluse anche nei test clinici che hanno portato al via libera degli enti regolatori del vaccino di Pfizer-BioNTech.
Le indicazioni dell'AIFA
Ciò che è certo, d’altra parte, è che per entrambi “gli studi sugli animali non hanno mostrato alcun effetto dannoso diretto o indiretto relativamente alla gravidanza, sviluppo embrionale/fetale, parto o sviluppo post-natale” indica l’Agenzia italiana del farmaco (AIFA). In Italia, la loro somministrazione in gravidanza “deve essere presa in considerazione solo se i potenziali benefici superano gli eventuali potenziali rischi per madre e feto” si legge nelle indicazioni dei due vaccini approvati per l’uso in Europa.
Rispetto a quando sono partite le prime sperimentazioni, le maggiori conoscenze sull’infezione da coronavirus in gravidanza hanno dimostrato che le future mamme sono esposte a un rischio più elevato di sviluppare forme gravi di Covid-19 rispetto alle donne che non sono in stato interessante. Sebbene i dati siano ancora incompleti, è inoltre emerso che i tassi di mortalità per Covid-19 sono più alti rispetto a quelli della popolazione generale, rilevando che le pazienti in gravidanza sono una delle categorie più vulnerabili all’infezioni.
Pertanto, per colmare la mancanza di dati sulla sicurezza dei vaccini anti-Covid, Pfizer ha programmato nei prossimi mesi uno studio clinico nelle donne incinta mentre Moderna ha previsto di istituire un registro per osservare gli effetti collaterali nelle donne che hanno ricevuto il vaccino.