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Le creme solari possono diventare pericolose sotto il sole in piscina

L’avobenzone che si trova nelle creme solari può diventare pericoloso se entra in contatto con il sole e l’acqua della piscina: ecco come si trasforma.
A cura di Zeina Ayache
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Un composto chimico presente nelle creme solari, l'avobenzone, si trasforma in agenti chimici che possono essere pericolosi per la nostra salute quando entra in contatto con i raggi ultravioletti e con l'acqua clorata tipica delle piscine. Lo studio, intitolato “Stability and removal of selected avobenzone's chlorination products”, è stato pubblicato sulla rivista Chemosphere dai ricercatori della Lomonosov Moscow State University. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.

Avobenzone. L'avobenzone è il derivato di un composto chimico chiamatodibenzoilmetano ed è il filtro UV più conosciuto al mondo dal 1973. Approvato dalla FDA americana nel 1988, l'avobenzone è in grado di assorbire i raggi ultravioletti in un'ampia gamma di lunghezze d'onda ed è utilizzato all'interno di rossetti, creme e altri cosmetici. Nello specifico delle creme solari, è in grado di assorbire le radiazioni ultraviolette e le ‘trasforma' in lunghezze d'onda che non sono pericolose per la nostra pelle: in pratica trasforma l'energia della luce in energia termina. C'è un però.

I rischi dell'avobenzone. I ricercatori russi hanno però scoperto che quando l'avobenzone si scioglie in acqua, è in grado di ‘rompersi' in composti chimici che purtroppo sono pericolosi. Nello specifico, l'avobenzone è stato testato sotto la luce del sole e a contatto con l'acqua clorata (quella delle piscine), per monitorarlo in un contesto realistico.

I risultati dello studio. Dai risultati raccolti è emerso che l'avobenzone sulla pelle umida, a contatto con l'acqua clorata forma una serie di composti organici appartenenti alle classi degli acidi aromatici, degli aldeidi, dei fenoli e degli acetil benzeni. Nel dettaglio, i fenoli e gli acetil benzeni clorurati sono i prodotti più tossici, questi ultimi rientrano infatti tra quelli utilizzati nella miscela utilizzata per i gas lacrimogeni.

Conclusioni. I ricercatori ci spiegano che quanto scoperto deve far riflettere poiché oltre al composto chimico in sé bisognerebbe testare le sue eventuali mutazioni in caso di contatto con altri fattori, come appunto acqua clorata e sole.

[Foto copertina chezbeate]

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