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Covid 19

Le chiusure funzionano: con ogni riduzione del 10% della mobilità i casi Covid calano del 18%

Analizzando i dati anonimi e aggregati sulla mobilità degli utenti americani di Google durante la pandemia di COVID-19, un team di ricerca ha dimostrato che per ogni riduzione del 10 percento della circolazione delle persone corrisponde un calo del 18 percento dei contagi da coronavirus SARS-CoV-2.
A cura di Andrea Centini
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Quando scoppiano i focolai di una malattia infettiva potenzialmente letale governi impongono le cosiddette misure draconiane, atte a contenere la diffusione del patogeno responsabile ed evitare un'impennata delle curve epidemiologiche. Lo abbiamo imparato bene convivendo da circa un anno e mezzo col coronavirus SARS-CoV-2, che ci ha costretti a restrizioni più o meno severe – come il lockdown e il coprifuoco – che hanno l'obiettivo di promuovere il distanziamento sociale. Tenere lontane le persone, del resto, impedisce al virus di diffondersi e abbattei casi di contagi, ricoveri in ospedali e decessi. Ma quanto è efficace ridurre la mobilità delle persone in termini squisitamente numerici? Molto, in base a quanto determinato da un nuovo studio americano.

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L'indagine è stata condotta da un team di ricerca americano guidato da scienziati della Scuola di Salute Pubblica dell'Università di Boston e di Google, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Politica e Gestione della Salute della Scuola di Salute Pubblica “TH Chan”, del Dipartimento di Chirurgia del Brigham and Women's Hospital di Boston e della Scuola di Medicina dell'Università di Harvard. Gli scienziati, coordinati dal professor Gregory A. Wellenius, docente presso il Dipartimento di salute ambientale dell'ateneo del Massachusetts, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato statisticamente i dati anonimi e aggregati sulla mobilità degli utenti americani di Google durante la pandemia di COVID-19 (hanno tutti volontariamente aderito). Per ogni aumento delle restrizioni alla libertà personale, è stato osservato un significativo calo dei contagi che si è riflesso sul numero di ricoveri in ospedale e decessi, il fine ultimo di misure così drastiche. Necessarie, ma che impattano in modo estremamente negativo sull'economia e sugli aspetti sociali.

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Il professor Wellenius e colleghi hanno analizzato i casi Stato per Stato, tenendo presente che negli Stati Uniti le restrizioni spesso non sono state veicolate dal governo federale, ma demandate alla responsabilità dei singoli governatori. Quando sono state emanate le prime dichiarazioni dello stato di emergenza, che non prevedevano ancora restrizioni alle libertà personali, gli scienziati hanno osservato una riduzione della mobilità al di fuori della propria casa del 10 percento. Ciò si è tradotto in una riduzione di contagi da coronavirus SARS-CoV-2 fino al 18 percento (due settimane dopo). Questa contesto ha comportato una riduzione dei viaggi per lavoro (-11 percento, con l'avvio dello smart working) e delle visite nei negozi di vendita al dettaglio e verso le attività ricreative (-12 percento). Tuttavia è stato osservato un incremento negli spostamenti verso supermercati e negozi di alimentari dell'8 percento, segno che le persone facevano più scorte di cibo e altri beni di prima necessità.

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Quando sono stati imposte le prime restrizioni per mantenere il distanziamento sociale (chiusure di locali, smart working diffuso, didattica a distanza etc etc), c'è stata una ulteriore diminuzione della mobilità del 25 percento. Da quel momento circa il 30 percento della popolazione non ha più frequentato i negozi dedicati alla vendita al dettaglio e il 28 percento non è più andato a lavoro. Con l'arrivo del lockdown vero e proprio un ulteriore 30 percento della popolazione è rimasto a casa, riducendo ancora di più il numero di casi. Per ogni 5 percento di popolazione in meno in circolazione, nel giro di due settimane i casi di COVID-19 diminuivano del 9 percento, mentre col 10 percento i casi venivano abbattuti del 18 percento. Ciò ha permesso di appiattire le curve e garantire le riaperture, che tuttavia, col passare del tempo, hanno determinano una nuova impennata dei contagi e la conseguente necessità di introdurre nuove restrizioni.

Come indicato, non tutti gli Stati degli USA hanno imposto le medesime restrizioni; ad esempio il New Jersey e il Connecticut hanno raggiunto una riduzione della mobilità fino al 40 percento, mentre nel Sud e negli Stati del Midwest tale riduzione è stata inferiore al 20 percento. Gli autori dello studio sottolineano che i benefici del lockdown e delle altre misure che limitano la mobilità personale sono molto efficaci nella diffusione del coronavirus, ma i costi che ne derivano (economici, sociali etc etc) non possono essere sottovalutati. I dettagli della ricerca “Impacts of social distancing policies on mobility and COVID-19 case growth in the US” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Communications.

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