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Le bombe atomiche salveranno gli elefanti

Negli anni Cinquanta i test nucleari hanno liberato nell’aria un isotopo utile a determinare l’età di alcuni materiali. Tra questi l’avorio delle zanne degli elefanti. Grazie a questo nuovo elemento si potrà risalire più facilmente ai luoghi del bracconaggio.
A cura di Redazione Scienze
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I test nucleari che negli anni Cinquanta hanno infestato l'atmosfera potrebbero venire in aiuto all'elefante africano. La sorprendente alleanza tra testate tattiche e pachidermi passa attraverso il carbonio 14, isotopo radioattivo liberato dalle esplosioni nucleari e che in 60 anni è gradualmente sceso sulla terra, finendo per essere assorbito per fotosintesi dalle piante e, da qui, dagli erbivori. La caratteristica del carbonio 14 è quella di poter "svelare", attraverso esami relativamente semplici, l'età delle cose. Questo isotopo, una volta digerito dall'elefante, viene assimilato anche dalle zanne d'avorio che, in questo modo, finiscono per essere datate.

Secondo una convenzione internazionale, l'avorio proveniente dall'elefante africano e precedente al 1989 può essere commerciato. Dopo il 1989, no. Uno dei vantaggi dei bracconieri è proprio l'impossibilità di poter valutare l'età dell'avorio e di poter quindi perseguire il contrabbando delle zanne d'elefante. Kevin Uno, ricercatore alla Lamont-Doherty Earth Observatory della Columbia University di New York, esprime così la possibilità imprevista offerta dai test nucleari: "Non penso che questo metodo necessariamente salverà gli elefanti, ma si tratta di uno strumento chiave per la lotta al bracconaggio degli elefanti". Gli esperti già sottopongono l'avorio ad esami utili a fornire qualche informazione in più su questo materiale. Dal 2004, infatti, è diventato possibile conoscere la provenienza dell'avorio studiandone il DNA, ma, spiega ancora Uno, che quella tecnica "ci dice il dove, noi il quando".

Conoscere il periodo e l'area in cui operano i bracconieri fornisce un vantaggio non da poco. Sam Wasser, ricercatore della University of Washington che ha sviluppato la tecnica del DNA, sottolinea a LiveScience che "il modo migliore per fermare l'uccisione [degli elefanti] è identificare i punti caldi del bracconaggio e colpirli attraverso un'azione di concertazione legislativa che preveda una cooperazione internazionale". Coniugare il metodo del DNA a quello del carbonio 14 sarà determinante perché "può fornire indizi molto importanti – conclude Wasser – per eliminare il commercio illegale".

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