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Le api domestiche stanno scomparendo, ma sono in difficoltà anche le cugine selvatiche?

La chiamano la crisi delle impollinatrici. Per trovare una risposta a questo dilemma, gli scienziati hanno avviato un programma nazionale di monitoraggio per seguire le popolazioni di api selvatiche.
A cura di Julia Rizzo
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Le api domestiche stanno scomparendo

Si stima che le api impollinano circa un terzo del cibo che mangiamo, per un valore di circa 15 miliardi di dollari all'anno. Di conseguenza un’alta mortalitá di questi preziosi insetti potrebbe portare a problemi seri nella nostra catena alimentare. Da tempo si discute della misteriosa  moria di api in tutto il mondo e gli apicoltori riferiscono di subire delle perdite fino al 90% nei loro alveari negli ultimi anni. Per affrontare questo problema Sam Droege, biologo della U.S. Geological Survey's (USGS) Patuxent Wildlife Research Center, ha recentemente dimostrato che il 95% di 770 specie di api autoctone del Nord America non si sono estinte (Journal of the Kansas Entomological Society), sostenendo quindi che non si tratta di una crisi a livello globale. Ma al fine di avere un quadro più completo sulla salute delle api native e capire cosa sta succedendo a quelle specie che stanno inesorabilmente scomparendo, gli scienziati hanno bisogno di documentarne la distribuzione e l'abbondanza, nonché di monitorare come i numeri cambiano nel tempo.

Un programma di ricerca a livello nazionale. Sam Droege e colleghi stanno lavorando con il U.S. Forest Service a un programma nazionale di monitoraggio delle api, allo scopo di registrarne  quantità e comportamento. La trappola per catturare gli insetti consiste in bicchieri di plastica dipinti con vernice a base di birra, ripieni di sapone e glicole. Il colore della vernice attira le api, il sapone le uccide e il glicole le conserva. Il programma pur essendo già al suo terzo anno di raccolta dei dati, non ha ancora un nome e neppure un finanziamento. Grazie alla volontà dei forestali, alcuni siti hanno raccolto più di 1.400 api in una sola estate, individuando diverse specie rare e scoprendo nuove abitudini di questi insetti. "L'obiettivo principale è quello di osservare l’andamento dei cambiamenti nel tempo", dice Droege. "Se si riesce a prevedere le riduzioni delle popolazioni, potrebbe essere possibile intervenire prima che sia troppo tardi".

Grazie a questo progetto di monitoraggio semplice e poco costoso, Droege ha reso facile per i siti sperimentali continuare a partecipare alle ricerche per un tempo molto lungo. Dimostrando che il disegno sperimentale funziona, sarà possibile chiedere il finanziamento federale, che consentirebbe di aumentare la risoluzione dei dati e il personale impiegato nell’identificazione delle specie catturate.

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Julia Rizzo è laureata in biologia ed è appassionata di comunicazione scientifica, soprattutto in ambito naturalistico ma anche biomedico. Attualmente vive a Bolzano.
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