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Lavorare meno, lavorare tutti: la soluzione del professore a stress e ansia

Gli odierni ritmi di lavoro comportano stress, ansia, pressione alta, obesità e logoramento di legami sociali fondamentali. Per il Presidente della Faculty of Public Health del Regno Unito una soluzione esiste.
A cura di Redazione Scienze
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Lavorare quattro giorni a settimana, invece dei cinque che impegnano la maggior parte degli impiegati. A sottolineare la possibilità e l'urgenza di ridurre il carico di lavoro degli europei è il professore John Ashton, uno dei più importanti medici inglesi nonché Presidente della Faculty of Public Health del Regno Unito. Ridurre la settimana di lavoro, secondo il prof. Ashton, porterebbe beneficio individuale al lavoratore, sociale alle famiglie e pubblico alla Sanità. Una soluzione tanto più urgente, quanto maggiormente in crescita la disoccupazione. E che fa risuonare uno dei più noti slogan degli anni Settanta.

Lavorare meno, lavorare tutti. "Dobbiamo cominciare a ragionare su una settimana di quattro giorni – riferisce Ashton al Guardian – perché il problema che abbiamo nel mondo dell'impiego è che c'è una parte della popolazione che lavora troppo e un'alta percentuale che, invece, non lavora affatto". I ritmi imposti all'impiegato contribuiscono a far crescere problemi di salute psico-fisica quali depressione, stati d'ansia e pressione del sangue; un malessere che non si ferma alla sola sfera personale, ma che investe inevitabilmente anche quella familiare.

Basti pensare alla coppia in cui entrambi i coniugi sono occupati e che necessitano di pianificazioni particolarmente complesse per potersi incontrare in casa o per poter vivere qualche attimo di spensieratezza con i propri figli: "le persone devono potersi godere la vita – seguita il professore -, avere più tempo per le proprie famiglie, e magari, in quel giorno extra di riposo, potrebbero ridurre la pressione alta dedicandosi ad un po' di attività fisica".

Una difficoltà di gestione dei tempi che il professore osserva anche nell'espletamento di bisogni basilari, come la nutrizione: "arriva l'ora del pranzo, le persone hanno con sé solo un sandwich e lo consumano mentre lavorano". Perciò, ad ansia, depressione e problemi di pressione sanguigna si aggiungono anche scompensi nella nutrizione, come l'obesità. Il tutto in un contesto caratterizzato da profonde distanze sociali che portano il lavoratore ad incastrare i ragionamenti sulla propria condizione in una visione più generale e deprimente. A causa dei ritmi di lavoro, sintetizza il professore, l'impiegato può soffrire di ansia, può avere problemi di coppia o, ancora, può fare ricorso a droghe ed alcol. Una dannazione per sé e per i cari, ma – anche – una spesa per la Sanità Pubblica.

[Foto in apertura di Chrisdonia]

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