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La “zanzara giapponese” invade l’Italia, depone uova resistenti al freddo e può trasmettere malattie

Considerata la terza specie più invasiva al mondo, si sta diffondendo nel Nord-Est del nostro Paese, conquistando tutto il Settentrione. Può essere vettore di malattie virali, come Dengue, Chikungunya, oppure entrare nel ciclo della febbre del Nilo occidentale.
A cura di Valeria Aiello
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Una "zanzara giapponese" (Aedes japonicus) / Wikipedia
Una "zanzara giapponese" (Aedes japonicus) / Wikipedia

È arrivata anche in Italia, iniziando da Carnia, in Friuli, e si sta diffondendo nei territori al confine tra Veneto e Trentino. La zanzara giapponese (Aedes japonicus), la terza specie di zanzara più invasiva al mondo, si sta adattando all’area montana e pedemontana del Settentrione orientale del Paese. Il timore è che questo tipo di zanzara, nella top ten delle specie più invasive del mondo (ISSG 2009), possa diventare vettore di malattie virali, come Dengue, Chikungunya, oppure entrare nel ciclo epidemiologico della febbre del Nilo occidentale.

La zanzara giapponese, secondo quanto riporta l’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, ha una biologia simile a quella di altre due specie di zanzare, la zanzara tigre (Aedes albopictus) e la zanzara coreana (Aedes koreicus): diurna, molesta, punge l’uomo e depone uova resistenti al freddo invernale, la zanzara giapponese è infatti presente in altri Paesi europei dove il clima è ben più rigido del nostro, come Svizzera, Germania, Austria, Slovenia e Ungheria. Il suo aspetto è più simile a quello della zanzara tigre, anche se ha dimensioni generalmente maggiori.

La scorsa estate, alcune larve sono state ritrovate in alcuni comuni del Primiero, nella parte orientale del Trentino, dove la loro presenza era stata prevista dai ricercatori, quale effetto visibile dei cambiamenti climatici e della conseguente diffusione di piante e animali spesso non graditi.

Le preoccupazioni sulla diffusione di questa specie, che dall’area orientale del Nord Italia si teme possa adattarsi anche alla parte occidentale, sono legate al rischio di trasmissione di alcune malattie virali all’uomo, compresa l’encefalite giapponese anche se in Europa e in Italia “finora non abbiamo riscontrato nessun caso – indica Fabrizio Montarsi, responsabile del laboratorio di parassitologia dell’Istituto zooprofilattico di Padova, in un’intervista a La Repubblica – . Perché il virus venga trasmesso occorre infatti che ci siano l’insetto, il virus e lo stesso identico ambiente in cui questa trasmissione è possibile, come il Sudest asiatico”.

Per l’encefalite giapponese, in particolare, il sito della Regione Veneto indica la disponibilità anche in Italia di un vaccino che prevede la somministrazione di due dosi a distanza di circa un mese. Le persone che sono a maggior rischio di contrarre l’infezione sono quelle che vivono o si recano in Paesi dove il virus è endemico, come vaste aree di India, Cina, Giappone, dove le zone più colpite sono le rurali, particolarmente quelle coltivate a riso, dell’Asia orientale, dal Sub-continente indiano fino alle Filippine ed al Giappone, e di parte dell'Oceania (Isole del Pacifico). Negli ultimi anni, l’infezione ha coinvolto anche altri Paesi come l’India, il Nepal e lo Sri Lanka. Nel mondo ci sono circa 50.000 casi di encefalite giapponese ogni anno e 10.000 morti all’anno. Nei viaggiatori il rischio di infezione è di 1/5000-1/10.000 per mese di soggiorno durante il periodo di trasmissione del virus in zona rurale.

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