La vita sulla Terra è arrivata da Marte?
Siamo tutti marziani? Una domanda non nuova in alcuni settori dell’astrobiologia, la disciplina che si occupa della ricerca di vita nell’universo. L’ipotesi della panspermia, secondo cui i “mattoni” della vita sarebbero giunti sulla Terra all’interno di comete e asteroidi, risale a diversi decenni fa, e convince sempre più la comunità scientifica grazie alla scoperta di numerosi componenti chimici all’interno di questi corpi celesti rinvenuti sulla Terra, ma anche all’evidenza che almeno il più semplice degli amminoacidi, la glicina, è in grado di formarsi spontaneamente nelle nubi interstellari. Quando, nel 1996, la NASA sostenne che alcune formazioni scoperte nella meteorite ALH 84001, proveniente da Marte, fossero in realtà batteri primordiali fossilizzati, l’ipotesi che la vita avesse avuto origine sul Pianeta Rosso e fosse poi giunta sulla Terra a bordo di meteoriti conquistò le prime pagine dei giornali. Oggi quella scoperta è stata fortemente messa in discussione, ma nella conferenza che oggi (29 agosto) il professor Steven Benner del Westheimer Institute for Science and Technology ha tenuto a Firenze nell’ambito della Goldschmidt Conference, è stata presentata una teoria che dimostrerebbe perché molto probabilmente la vita sulla Terra sarebbe davvero giunta da Marte.
La misteriosa ossidazione del molibdeno
L’indiziato numero uno è il molibdeno, un elemento chimico fondamentale per la vita, che in piccole tracce si trova in ogni organismo biologico sulla Terra. Una forma particolarmente ossidata del molibdeno sarebbe stata all’origine della vita, che secondo le più recenti conoscenze comparve sul nostro pianeta circa 3 miliardi di anni fa. Sappiamo che nell’universo possono esistere composti chimici organici, ma da tempo è chiaro che, da soli, tali composti non possono dare origine a elementi biologici. Per farlo c’è bisogno di un elemento esterno: l’aggiunta di energia in forma di calore sarebbe in grado di scatenare la reazione capace di creare la vita da una zuppa di molecole organiche. Il boro e il molibdeno, se ossidato, liberano una grande quantità di energia, in grado di scatenare la scintilla necessaria. Ma c’è un problema.
Tre miliardi di anni fa, infatti, l’ossigeno presente nell’atmosfera era estremamente scarso. Solo intorno ai 2,5 miliardi di anni fa, con quella che gli scienziati chiamano la “catastrofe dell’ossigeno”, questo elemento essenziale per la nostra vita si accumulò nell’atmosfera in quantità tali da portare all’estinzione di molte specie viventi per le quali l’ossigeno era letale, ma anche alla nascita di tutte le attuali forme di vita come la nostra per le quali l’ossigeno è fondamentale. Se la vita è nata 3 miliardi di anni, quando non c’era abbastanza ossigeno in grado di ossidare il molibdeno, dove è avvenuta l’ossidazione? Secondo Steven Benner, la risposta è: su Marte.
Anche l'RNA è nato su Marte?
“L’analisi di un meteorite marziano ha mostrato recentemente che su Marte c’era del boro; ora crediamo che ci fosse anche la forma ossidata del molibdeno”, afferma Benner. Tre miliardi di anni fa, infatti, su Marte c’era ossigeno in abbondanza, molto più che sulla Terra. Sufficiente a produrre l’ossidazione di questi elementi chimici. Inoltre, sostiene lo scienziato, anche all’epoca Marte era un pianeta più secco della Terra, dove l’acqua ricopriva invece buona parte della superficie. Il boro, che sul nostro pianeta si trova solo in ambienti estremamente aridi, difficilmente sarebbe potuto nascere in un ambiente umido come quello della Terra primordiale. Benner si spinge anche oltre, ricordando che un ambiente secco avrebbe favorito anche lo sviluppo dell’RNA, per il quale l’acqua è corrosiva. E secondo le attuali teorie dominanti, la molecole di RNA fu l’antenata di quella del DNA.
La teoria alla base suona convincente, ma manca di prove decisive. Non è ancora stato mai rinvenuto molibdeno nei meteoriti marziani caduti sulla Terra, mentre finora nessuna missione su Marte ha individuato forme elementari di vita o indizi decisivi sull’esistenza, in passato, di composti biologici. Anche se buona parte degli scienziati resta ottimista sul fatto che presto su Marte saranno rinvenute tracce di vita passata, fino ad allora la tesi di Benner resta nell’ambito della speculazione. Secondo John Robert Brucato dell’Osservatorio astrofisico di Arcetri, segretario della Società Internazionale per lo Studio dell’Origine della Vita, l’ipotesi è poco convincente: “Non vedo perché concentrarsi intorno a un elemento raro come il molibdeno quando ci sono anche altri elementi che sintetizzano e proteggono le molecole della vita”, spiega all’ANSA. “Non sappiamo se la vita sia nata sulla Terra o altrove, e poi è arrivata qui, ma in ogni caso sul nostro pianeta c’erano le condizioni perché si formasse”. Di diverso parere Giovanni Bignami, presidente dell'Istituto Nazionale di Astrofisica, che già in passato aveva sostenuto tesi analoghe: "Non dirò ‘l’avevo detto io', ma nel mio libro I marziani siamo noi (del 2010) c’era già tutta la storia, compreso il molibdeno", commenta su Media INAF. "Spero proprio che Benner abbia ragione e che Exomars, la missione spaziale per Marte in costruzione a Torino, trovi DNA fossile simile al nostro. È sempre più probabile".