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La verità dietro il mito delle Amazzoni

Leggenda pura o racconto ispirato da un popolo realmente esistente? Il tema sempre affascinante delle Amazzoni trattato da una ricercatrice di Stanford.
A cura di Nadia Vitali
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Vaso dipinto da Polignoto, esposto nel Museo archeologico regionale di Siracusa "Paolo Orsi" (via Wikipedia)
Vaso dipinto da Polignoto, esposto nel Museo archeologico regionale di Siracusa "Paolo Orsi" (via Wikipedia)

I loro nomi mitici sono stati resi eterni dai grandi narratori del mondo antico, primi tra tutti Omero ed Erodoto, che annotarono le gesta di Pentesilea, di Ippolita, di Antiope o di Derinoe: le Amazzoni, le feroci guerriere che cavalcavano e combattevano come gli uomini, indossavano i pantaloni e il cui nome recava in sé la loro più incredibile peculiarità, quella mutilazione del seno che era necessaria per usare al meglio l'arco. Eroine che vissero e morirono nella fantasia mitologica degli antichi greci, non meno dello stesso Achille che uccise la regina Pentesilea durante una delle battaglie che contrapposero gli Achei ai troiani del Re Priamo (e tutto per il ratto della bella Elena…) Eppure la tentazione di cercare qualche relitto storico all'interno della leggenda è sempre dietro l'angolo: questa volta ci è "cascata" una ricercatrice della californiana University of Stanford.

Un popolo nomade

Adrienne Mayor, nel suo libro The Amazons: Lives and Legends of Warrior Women Across the Ancient World, indaga in quello che, secondo la sua opinione, sarebbe il concreto fondamento del mito delle Amazzoni; e lo fa guardando ai popoli nomadi che furono confinanti degli antichi greci a partire dall'VIII secolo con l'espansione verso il mar Nero, i quali costituirono un modello di confronto con il "diverso", il barbaro parlante una lingua incomprensibile. Ad essi venne attribuito il nome di Sciti; questi popoli di origine asiatica, in effetti, furono "muti" non avendoci lasciato testimonianze scritte della loro storia ragion per cui ci è possibile conoscerli soltanto attraverso la mediazione degli ellenici, di Erodoto in particolar modo. Eccezionali cavalieri, maestri nell'allevamento equino, e impareggiabili arcieri, gli Sciti sono protagonisti di diversi resoconti etnografici dell'età antica: partendo da questi, la dottoressa Mayer ha cercato dei paralleli nelle attuali popolazioni nomadi o seminomadi delle steppe.

Donne con i pantaloni, tatuate e che consumavano canapa

Il suo studio, però, ha previsto anche una particolare attenzione all'archeologia e, nello specifico, ai corpi mummificati e agli scheletri rinvenuti negli anni nel vasto territorio che fu dimora degli Sciti (e conservati per lo più al museo dell'Hermitage di San Pietroburgo): tra questi, alcuni appartennero a donne che furono sepolte assieme al proprio cavallo e alle proprie armi, i cui corpi recano ancora le ferite ricevute probabilmente durante una battaglia. Un dettaglio estremamente affascinante è stato svelato grazie alle telecamere a infrarossi utilizzate da alcuni ricercatori le quali hanno consentito di individuare alcuni tatuaggi, ritraenti cervi e disegni geometrici che «sembrerebbero riprendere i modelli dipinti sulle figure delle Amazzoni nei vasi degli antichi greci».

Amazzonomachia su un vaso conservato presso il Metropolitan Museum of Art (via Wikipedia)
Amazzonomachia su un vaso conservato presso il Metropolitan Museum of Art (via Wikipedia)

Inoltre, la studiosa ha raccolto e verificato una serie di storie, decisamente meno note dell'Iliade di Omero o delle Storie di Eorodoto, che mostrano come il tema della donna guerriera avesse affascinato anche altre culture, partendo dall'Asia Minore ed irraggiandosi verso la Persia, l'Armenia, l'area del Caucaso, la Persia e giungendo fino all'Asia Centrale e addirittura alla Cina. Insomma, secondo la Mayor delle vere donne guerriere esistettero e furono contemporanee dei greci dell'età arcaica. Presumibilmente tali figure erano anche destinatarie di grandi onori presso le popolazioni di cui facevano parte, il che potrebbe essere dedotto dal fatto che, nelle narrazioni, difficilmente a tali battagliere donne a cavallo è riservato lo stesso amaro destino di Pentesilea uccisa da Achille. Esse vestivano come gli uomini, indossando i caratteristici pantaloni degli Sciti che erano funzionali alle loro abitudini che prevedevano lunghe permanenze a cavallo, e probabilmente dei maschi avevano anche un'altra celebre usanza, ossia il consumo di canapa, secondo quanto ci è riferito dallo stesso Erodoto a proposito del popolo nomade. Essendo parte di una società molto diversa da quella ellenica che prevedeva diverse dinamiche tra generi, non appare neanche tanto strano che combattessero accanto ai propri uomini.

L'origine del nome

E quel seno sacrificato? Secondo la dottoressa Mayor, probabilmente, l'etimologia del nome "Amazzoni" andrebbe cercata non nel greco (dal quale, quindi, la privazione del seno) bensì in qualche lingua caucasica: «Il dettaglio più famoso utilizzato per descrivere le Amazzoni è sbagliato. L'origine del "singolo seno" e le controversie attorno a questa falsa nozione sono talmente complesse ed affascinanti che il petto delle Amazzoni meriterebbe proprio un capitolo a parte».

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