La variante Delta è più aggressiva: rischio doppio di ricovero in ospedale rispetto all’Alfa
Chi contrae la variante Delta (B.1.617.2, ex seconda indiana) del coronavirus SARS-CoV-2 ha un rischio doppio di finire in ospedale rispetto a chi contrae la Alfa (B.1.1.7, ex inglese). La Delta è la variante di preoccupazione (VOC) attualmente dominante nella pandemia di COVID-19, responsabile della quasi totalità dei contagi in numerosi Paesi (Italia compresa), mentre l'Alfa è stata il principale motore dei contagi durante l'ondata delle scorso inverno. Negli ultimi mesi la variante Alfa è stata soppiantata proprio dalla Delta, che ha dimostrato non solo di essere molto più trasmissibile, ma anche di avere una maggiore capacità di eludere gli anticorpi neutralizzanti. Non a caso per proteggersi dalla variante emersa in India è fondamentale la doppia dose di vaccino, mentre contro quella scoperta nel Kent (a settembre del 2020) già solo la prima dose garantiva un robusto scudo immunitario. Ora arriva anche la conferma su una delle caratteristiche più temute, la maggiore aggressività della variante Delta.
A determinare che chi contrae la variante Delta ha un rischio doppio di ricovero in ospedale rispetto ai pazienti contagiati dalla variante Alfa è stato un team di ricerca britannico guidato da scienziati della COVID-19 National Epidemiology Cell della Public Health England (PHE), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'Università di Cambridge e del COVID-19 Genomics UK (COG-UK) consortium. Gli scienziati, coordinati dalla dottoressa Katherine A. Twohig, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto uno studio di coorte con tutti i pazienti risultati contagiati in Inghilterra dalla variante Delta o dalla variante Alfa (rilevate attraverso il sequenziamento del genoma) tra il 29 marzo e il 23 maggio di quest'anno. Nel complesso sono stati coinvolti i dati di 43.338 pazienti risultati positivi al tampone oro-rinofaringeo, dei quali 8.682 con la variante Delta – che è diventata dominante nel Regno Unito dalla metà di maggio – e 34.656 con la variante Alfa. L'età media era di 31 anni e la maggior parte dei positivi non era vaccinata contro il coronavirus SARS-CoV-2, ovvero 32.078 persone, pari al 74 percento del totale.
Tra tutti i positivi, 196 contagiati con la variante Delta (pari al 2,3 percento del totale) e 764 con la variante Alfa (pari 2,2 percento del totale) sono stati ricoverati in ospedale entro 14 giorni dal prelievo del campione. Mentre 498 pazienti col la variante Delta (5,7 percento) e 1.448 pazienti con la variante Alfa (4,2 percento) sono stati ricoverati in ospedale o sottoposti a cure di emergenza entro 14 giorni. Incrociando tutti i dati e tenendo conto di fattori come età, sesso ed etnia, gli scienziati hanno determinato che chi veniva contagiato dalla variante Delta aveva un rischio doppio di finire in ospedale rispetto a un paziente infettato dalla variante alfa. “Questo ampio studio nazionale ha riscontrato un rischio più elevato di ricovero ospedaliero o di dover ricorrere alle cure di emergenza per i pazienti con COVID-19 infettati dalla variante Delta rispetto alla variante Alfa”, hanno affermato la professoressa Twohig e i colleghi nell'abstract dello studio. Poiché il dato riguarda principalmente soggetti non vaccinati, “i risultati suggeriscono che le epidemie della variante Delta nelle popolazioni non vaccinate potrebbero comportare un onere maggiore sui servizi sanitari rispetto alla variante Alfa”, chiosano gli esperti.
Alla luce di questi risultati, gli scienziati sottolineano l'importanza di vaccinarsi (e di completare il ciclo vaccinale) il prima possibile per difendersi dalla variante Delta. Sebbene infatti l'efficacia dei vaccini anti Covid contro l'infezione sintomatica risulti ridotta, a maggior ragione se sono passati diversi mesi dall'inoculazione, come dimostra questo studio israeliano, quella contro il ricovero e la morte restano particolarmente elevate. I dettagli della ricerca “Hospital admission and emergency care attendance risk for SARS-CoV-2 delta (B.1.617.2) compared with alpha (B.1.1.7) variants of concern: a cohort study” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica The Lancet Infectious Diseases.