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La variante del coronavirus mutata nei visoni sfugge agli anticorpi Covid

Lo dimostrano i risultati di un nuovo studio pubblicato sulla rivista scientifica Cell Reports: “Tra le mutazioni a livello della proteina Spike di Sars-Cov-2, la sostituzione Y453F consente la fuga virale, conferendo al virus la capacità di eludere il riconoscimento da parte degli anticorpi indotti da una precedente infezione”.
A cura di Valeria Aiello
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È ormai noto che i visoni possono contrarre l’infezione da Sars-Cov-2 dall’uomo e che il virus così trasmesso può mutare in modo significativo, dando origine a varianti potenzialmente più aggressive o in grado contagiare nuovamente l’uomo. Questo ha sollevato non pochi timori sul rischio che questi animali possano rappresentare un pericoloso serbatoio di infezione per gli esseri umani, portando all’abbattimento di decine di milioni di visoni da pelliccia in Danimarca e in Olanda. Anche altri Paesi hanno segnalato infezioni da Sars-Cov-2 in visoni da allevamento e in libertà, inclusi diversi Stati europei, il Canada e gli Stati Uniti.

La variante mutata nei visoni

La principale preoccupazione è legata ad alcune mutazioni presenti a livello della proteina virale Spike che Sars-Cov-2 utilizza per legare le cellule umane e penetrare al loro interno. In particolare, nella variante isolata dai visoni da allevamento in Danimarca e Paesi Bassi, questa proteina ha mostrato diverse alterazioni, tra cui una combinazione di cinque mutazioni che ha originato la variante designata come cluster V. Un nuovo studio su questa variante ha dimostrato che una precisa sostituzione, chiamata Y453F, può conferire al virus una parziale capacità di sfuggire a un anticorpo terapeutico e di eludere la risposta anticorpale indotta dall'infezione da SARS-CoV-2 negli esseri umani.

La nuova osservazione arriva da un team di ricerca guidato dagli studiosi del German Primate Center del Leibniz Institute for Primate Research di Göttingen, in Germania, che per primo ha dimostrato che un anticorpo autorizzato per l’uso di emergenza nella terapia di Covid-19 non è stato in grado di bloccare efficacemente la variante virale che presenta la mutazione Y453F acquisita nei visoni e, inoltre, che questa stessa mutazione determina un certo grado di resistenza virale agli anticorpi indotti dall’infezione naturale negli umani.

Nel complesso, i risultati dello studio, pubblicati sulla rivista Cell Reports, mostrano che le mutazioni acquisite da Sars-Cov-2 nei visoni possono ridurre l’inibizione del virus da parte degli anticorpi utilizzati contro Covid-19 oppure prodotti dal sistema immunitario umano. “Uno dei due anticorpi di uno dei cocktail autorizzati come terapia contro l’infezione da Sars-Cov-2 non è più stato in grado di inibire efficacemente la variante virale con mutazione Y453F – ha affermato Markus Hoffman, ricercatore del German Primate Center e primo autore dello studio – . Inoltre il nostro studio dimostra che la mutazione Y453F riduce l’inibizione del virus da parte degli anticorpi indotti dall’infezione naturale nei pazienti con Covid-19. Ciò significa che le persone che sono state contagiate da Sars-CoV-2 potrebbero avere una protezione ridotta contro le varianti virali del visone”.

Al momento, indicano gli studiosi, non è chiaro se oltre alle mutazioni acquisite da Sars-Cov-2 nei visoni, questo stesso adattamento virale sia possibile anche in altri animali che possono contrarre l’infezione dall’uomo. “Nel frattempo, la mutazione Y453F è emersa anche negli esseri umani senza che l’infezione fosse determinata dalla variante del visone – ha aggiunto Stefan Pöhlmann che ha co-condotto la ricerca – . Quando il virus si replica per lunghi periodi di tempo nelle persone immunocompromesse, può mutare dando origine a varianti resistenti. In questo caso, la mutazione che guida la resistenza era identica a quella osservata negli animali”.

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