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La terapia con l’ossigeno può rallentare la progressione dell’Alzheimer

Lo suggeriscono i risultati di nuovo studio che ha riscontrato un miglioramento della condizione neurodegenerativa in sei pazienti con declino cognitivo: “Le persone potrebbero iniziare a trarre beneficio dal trattamento in pochi anni”.
A cura di Valeria Aiello
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La terapia con l’ossigeno può rallentare la progressione dell’Alzheimer. È quanto emerge dai risultati di un nuovo studio condotto da un team di ricerca dell’Università di Tel Aviv che, utilizzando un protocollo specifico di somministrazione per inalazione di ossigeno al 100%, a una pressione superiore a quella atmosferica (ossigenoterapia iperbarica, HBOT), ha osservato un significativo miglioramento della memoria, dell’attenzione e della velocità di elaborazione delle informazioni in sei pazienti colpiti dalla patologia neurodegenerativa.

La malattia, che determina un deterioramento delle funzioni cognitive (memoria, ragionamento e linguaggio), fino a compromettere l’autonomia e la capacità di compiere le normali attività giornaliere, è associata a una riduzione del flusso sanguigno cerebrale che, spiegano i ricercatori, precede le manifestazioni cliniche di demenza. Questa condizione, riportano nell’analisi pubblicata sulla rivista Aging, può essere alleviata da trattamenti mirati alla disfunzione vascolare, per i quali l’ossigenoterapia ha mostrato il suo potenziale terapeutico in modelli animali di malattia.

Lo studio nei topi, portato avanti dallo stesso team di ricerca in una prima fase, ha infatti indicato che il trattamento determina un miglioramento della funzione vascolare e la creazione di nuovi vasi sanguigni. L’ossigenoterapia ha inoltre mostrato di prevenire il deposito di nuove placche amilodi sulle cellule cerebrali, i depositi di proteine anomale (beta-amiloidi) associati alle gravi condizioni degenerative, nonché di ridurre degli accumuli già esistenti.

Nel protocollo di studio nell’uomo, i ricercatori hanno valutato gli effetti dell’ossigenoterapia iperbarica in sei persone di età superiore ai 65 anni con segni di declino cognitivo. Il trattamento, che ha previsto 60 sessioni di ossigenoterapia in camere pressurizzate nel corso di 90 giorni, ha portato a un aumento del flusso sanguigno in diverse aree del cervello, con un innalzamento medio del 20%. La valutazione a livello cognitivo, affermano i ricercatori, ha indicato un miglioramento 16,5% della memoria, nonché una maggiore capacità di scegliere e concentrarsi su uno stimolo rilevante.

Non credo però che l'ossigenoterapia iperbarica possa ‘curare’ l’Alzheimer – ha commentato il professore Uri Asher, autore principale dello studio – ma potrebbe essere in grado di rallentare significativamente progressione e gravità”. Prima dell’utilizzo nella pratica clinica “saranno necessari ulteriori studi, ma le persone potrebbero iniziare a trarne beneficio in pochi anni” ha aggiunto Ashery, suggerendo di considerare il trattamento, già ritenuto un sicuro e tollerabile in diversi ambiti terapeutici, come un approccio valido nel rallentare la progressione dell’Alzheimer e potenzialmente ridurre le alterazioni responsabili della malattia.

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