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La tecnologia delle scimmie cappuccine

Sono almeno centinaia di anni che i Cebi del Brasile si servono di pietre per rompere il guscio degli anacardi e, adesso, uno studio dell’università di Oxford suggerisce che gli umani potrebbero aver imparato proprio da loro.
A cura di Nadia Vitali
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Un gruppo di ricercatori della University of Oxford ha trovato il più antico esempio di strumenti utilizzati dalle scimmie al di fuori dell'Africa. Lo studio sui reperti ha portato a conclusioni inaspettate, che ampliano il campo dell'archeologia e pongono nuovi interrogativi sull'evoluzione. In un paper pubblicato da Current Biology, infatti, i ricercatori suggeriscono che questi ritrovamenti fanno sorgere nuove domande relative alle origini e alla diffusione della tecnologia presso le scimmie del Nuovo Mondo e, addirittura, portano a concludere che i primi umani che abitarono queste zone furono influenzati nei loro comportamenti proprio dall'osservazione delle scimmie. Ma andiamo per ordine.

Dalle scimmie asiatiche alle scimmie americane

Principale autore dello studio è il dottor Michael Haslam, già occupatosi in precedenza dell'archeologia dei macachi delle coste della Thailandia: proprio in questo lavoro aveva avuto modo di osservare come tali scimmie si siano servite almeno per decadi di oggetti di pietra per aprire noci o frutti di mare. Adesso, grazie alla collaborazione con la University di São Paulo, in Brasile, l'attenzione si è spostata su gruppi di cebi cappuccini che vivono nel Serra Capivara National Park, nel Brasile nord-orientale; le informazioni relative al comportamento delle scimmie, chiamate cappuccine per il caratteristico manto, sono state combinate con i dati archeologici provenienti dallo stesso sito.

Cebi cappuccini al lavoro

Gli studiosi hanno osservato le scimmie selvatiche utilizzare strumenti di pietra come martelli e incudini per aprire cibi dal guscio solido, come gli anacardi, con gli esemplari più giovani che imparavano dagli anziani a fare la stessa cosa. I cebi cappuccini creano anche dei siti di "lavorazione degli anacardi" perfettamente riconoscibili, lasciando gli oggetti di pietra sulla base degli alberi o sui rami, dopo averli utilizzati. La selezione delle pietre è straordinariamente accurata: si scelgono le più pesanti, in genere di quarzite, da usare come martelli, mentre per le incudini si preferiscono delle arenarie piatte.

Strumenti antichissimi

A questo punto i ricercatori hanno cercato di capire se tale tecnologia avesse avuto uno sviluppo nel lungo tempo. Hanno così scavato fino ad una profondità di 70 centimetri presso un sito vicino ai luoghi dove “operano” i moderni cebi cappuccini. Le pietre usate come utensili sono state riconosciute facilmente dalla taglia e dalla forma, ma anche dai segni distintivi sulla superficie causati dai colpi inferti dalle scimmie. Attraverso la spettrometria di massa, è stato possibile confermare che i residui scuri erano, effettivamente, tracce di anacardi: questi resti, poi, sono stati datati grazie al metodo del radiocarbonio e hanno rivelato di avere un'età compresa tra i 600 e i 700 anni, quindi precedenti all'arrivo degli Europei nel Nuovo Mondo.

Gli uomini hanno appreso dalle scimmie?

Il dottor Haslam ha spiegato che, fino ad oggi, le solite testimonianze archeologiche premoderne di un uso non umano di un oggetto proveniva da alcuni scimpanzé della Costa d'Avorio, con reperti datati tra i 4.300 e i 1.300 anni. Ma il nuovo studio mostra che anche i primati non africani si sono serviti di tecnologie analoghe per secoli, e forse per millenni. Non si può escludere, quindi, che i primi umani giunti in questi territori abbiano appreso proprio dalle scimmie che potevano consumare gli anacardi, osservandone la complessa attività di rottura dei gusci.

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