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La sorprendente fauna selvatica che ha ripopolato Chernobyl

Un nuovo studio mostra come a Chernobyl la fauna selvatica abbia ripopolato la zona rendendola una vera riserva naturale. L’assenza dell’uomo è ciò che ha permesso a questi animali di tornare a moltiplicarsi.
A cura di Zeina Ayache
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La fauna selvatica di Chernobyl
La fauna selvatica di Chernobyl

Un gruppo internazionale di ricercatori ha scoperto che a Chernobyl non solo c'è vita, ma abbonda. La zona, colpita nel 1986 dal disastro nucleare che aveva portato al rilascio di particelle radioattive nell'ambiente e obbligato la popolazione ad evacuare, oggi è florida e si è trasformata in un vero paradiso per la vita selvaggia molto più di quanto non fosse prima dell'incidente.

Secondo i ricercatori, nell'area, diventata una riserva naturale, vivono alci, caprioli, cinghiali e lupi. Studi passati, effettuati sui 2,6 km/q di terreno, avevano mostrato come l'incidente avesse danneggiato la fauna selvaggia, adesso però, finalmente, la situazione è radicalmente cambiata. Lo studio effettuato dai ricercatori, intitolato “Long-term census data reveal abundant wildlife populations at Chernobyl” e pubblicato su Current Biology, ha permesso di comprendere la resilienza degli animali “quando liberi dalle pressioni imposte dagli umani, come la perdita dell'habitat, la frammentazione e la persecuzione”, spiega James Beasley, uno degli autori dello studio.

Ovviamente quando dichiarato non vuole sostenere che le radiazioni siano un bene per la vita selvaggia, ma quanto in realtà l'uomo possa provocare danni alla natura e come in sua assenza, quindi senza caccia, allevamenti o deforestazione, gli animali possano tornare a popolare un'area che, ad oggi, accoglie un numero di abitanti pari a quello delle riserve naturali incontaminate confinanti.

Ad esempio, gli studi effettuati mostrano che i lupi di Chernobyl sono 7 volte di più rispetto a quelli che vivono nelle riserve accanto, così come i dati raccolti evidenziano un forte incremento del numero di alci, caprioli e cinghiali tra il 1987 e il 1996. Stesso discorso per l'orso bruno che, dopo 100 anni, è ricomparso.

Quanto scoperto dovrebbe farci riflette sull'impatto che noi abbiamo sugli animali e sui danni che possiamo provocare sulla flora e sulla fauna che inquiniamo ogni giorno.

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