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La solitudine uccide: raddoppia il rischio morte per i pazienti malati di cuore

I pazienti che vengono lasciati soli, dopo una malattia cardiovascolare o un ictus, rischiano fino a 2 volte di più di morire: uno studio condotto da un’università danese dimostra che la solitudine è un grave fattore di rischio, spesso sottovalutato dai medici, nella riabilitazione di un malato.
A cura di Lorenzo Fargnoli
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La solitudine fa male al cuore, sopratutto dei pazienti affetti da malattie cardiovascolari e ictus. A dimostrarlo è un recente studio presentato all'Euroheartcare 2018, il congresso annuale dei cardiologi europei, secondo il quale chi soffre di solitudine ha prospettive di recupero peggiori rispetto a chi possiede degli affetti. Potrebbe sembrare scontato, ma adesso la medicina ha dimostrato che l’isolamento sociale, oltre ad essere un forte predittore di ictus e malattie coronariche, pregiudica anche il recupero dei pazienti, raddoppiandone il rischio di mortalità.

La solitudine fa male. La dottoressa Anne Vinggaard Christensen, dottoranda al The Heart Center, Ospedale universitario di Copenaghen e autrice della ricerca afferma: "Viviamo in un momento in cui la solitudine è più presente e gli operatori sanitari dovrebbero tenerne conto al momento di valutare il rischio. Il nostro studio dimostra che fare due domande sul supporto sociale fornisce molte informazioni sulla probabilità di avere cattive conseguenze sulla salute".

Lo studio. Lo studio ha preso in esame 13463 pazienti di 5 centri cardiologici danesi con cardiopatie ischemiche, aritmie e insufficienze cardiache o valvolari, a cui è stato posto un questionario sulla loro salute fisica, mentale e sullo di vita, come il fumo o il sostegno sociale (come ad esempio la presenza di amici o famigliari). In particolare, oltre che acquisire i dati personali sulla presenza di familiari o compagni, ai pazienti sono state poste anche alcune domande per differenziare chi viveva da solo e chi effettivamente sentiva la solitudine come un peso nella propria vita.

Una società di persone connesse e sole. “Era importante raccogliere informazioni su entrambi, dal momento che le persone possono vivere da sole, ma non sentirsi isolate, mentre altri convivono, ma si sentono soli" ha spiegato la dottoressa Vinggaard Christensen. Le linee guida europee dichiarano che coloro che soffrono di solitudine o vivono una disconnessione dagli affetti, rischiano maggiormente di sviluppare malattie cardiache e di morire prematuramente. Ironia della sorte in una società in cui viviamo perennemente connessi con gli altri attraverso i social network, la solitudine è diventata un rischio importante per la nostra salute.

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