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La sindrome di Breaking Bad e la “violenza virtuosa” scoperta dagli antropologi

Scoprire che “la violenza è moralmente motivata”, spiegano i ricercatori, vuol dire poter aprire un altro fronte di lotta al crimine.
A cura di Redazione Scienze
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"Violenza virtuosa" è il titolo del libro di Alan Page Fiske e Tage Shakti Rai con il quale i due antropologi della UCLA osservano il mondo del crimine sotto una lente non nuova, ma spesso ignorata al di fuori del mondo accademico e dei criminologi. I due studiosi hanno preso in esame ricerche, narrativa, saggi e interviste a detenuti per fare un quadro sulla percezione del crimine da parte di chi l'ha commesso. Così come il titolo del saggio può apparire provocatorio, altrettanto la dichiarazione di Fiske, secondo cui "la violenza è moralmente motivata". Poi la precisazione: "vogliamo dire che tale è nella mente del colpevole. Non intendiamo certo dire che la violenza sia una cosa buona".

Fiske ha spiegato che lo stimolo alla scrittura del libro – e alla conseguente opera di documentazione, riordino ed interpretazione delle fonti – è venuta dalla volontà di capire cosa ci sia all'origine degli atti di violenza, che siano essi omicidi, abusi sessuali, persino suicidi. "La morale", sembra essere la risposta nella maggior parte dei casi: "Ad eccezione di pochi psicopatici, quasi nessuno capisce che danneggiare qualcun altro sia malvagio. Al contrario costoro pensano di star facendo qualcosa di buono e giusto". L'esempio piccolo, su scala domestica, è dato dalla violenza sui bambini, che in passato era pubblicamente giustificata come "metodo pedagogico". Un bene, insomma, che poi si è scoperto essere un male (e che comunque continua a caratterizzare alcuni ambienti, che si auto-giustificano moralmente). Anche molti tossicodipendenti, rivelano ancora Kiske e Rai, cadono nel vortice della droga e nei crimini che ne conseguono per risarcirsi (anche qui un riferimento morale) dei torti subiti dalla comunità.

L'ambiente sociale gioca un ruolo determinante nella costruzione di questa "morale alternativa". Molti criminali, infatti, sono spinti a violare la legge, la libertà ed incolumità altrui perché spinti (e giustificati) da un sentire comune a familiari, colleghi ed amici. Capire perché si commette un crimine è fondamentale per la prevenzione della criminalità. Spiega Fiske: "tutto quello che bisogna fare è convincere le persone violente che quello che stanno facendo è sbagliato" e non solo illegale.

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