La seppia e il travestimento bisessuale
La trama di un inganno bella e buona, quella ordita dalla Sepia plangon per riuscire nell'accoppiamento: ad osservare questo bizzarro comportamento animale, degno della miglior sceneggiatura da commedia degli equivoci, sono stati i biologi della Macquarie University di Sidney, che hanno pubblicato il proprio lavoro sulla rivista Biological Letters. Studiando le modalità di relazione e i segnali di comunicazione tra gli esemplari di questa specie appartenente alla famiglia delle seppie, i ricercatori australiani hanno avuto modo di constatare come il ricorso al sotterfugio sia una grande agevolazione per tali creature nell'ambito dell'accoppiamento: anzi, un espediente necessario grazie al quale la Sepia plangon corteggia le femmine ed allontana i rivali in amore.
Giochi cromatici per conquistare… con poca fatica – Questi piccoli cefalopodi, in media raggiungono i 15 centimetri di lunghezza, normalmente nuotano nelle acque dell'Oceano Pacifico, in prossimità delle coste australiane: qui i maschi della specie sono soliti sfruttare una particolare forma di mimetismo che consente loro di mostrare i colori sgargianti che impressionano gli esemplari femmine per richiamare la loro attenzione. Tuttavia la livrea è solo per metà così accesa, perché l'altro lato serve ad evitare la lotta e la contesa con gli altri maschi, grazie a delle tonalità meno intense che imitano le striature delle femmine. Insomma, la Sepia plangon per raggiungere l'obiettivo sessuale (e solo quello, dal momento che la "tattica dell'imbroglio" non viene utilizzata in altri contesti sociali) inganna i propri conspecifici mediamente circa nel 40% dei casi, secondo i rilievi effettuati dai biologi che evidenziano chiaramente come la socialità abbia svolto un ruolo chiave nell'evoluzione cognitiva della specie in particolare e dei cefalopodi in generale.
I costi energetici dell'accoppiamento in una specie promiscua – Proprio di un altro cefalopode si occupa una seconda particolare ricerca proveniente sempre dall'Australia, questa volta dalla University of Melbourne: protagonista dello studio è Euprymna Tasmanica, anch'esso nuotatore dei mari dell'emisfero meridionale. Un calamaro di modeste dimensioni, il suo massimo è all'incirca 8 centimetri, la cui vita ha una durata media compresa tra i 5 e gli 8 mesi e in cui tanta parte del tempo è consacrato al recupero fisico dopo l'unione sessuale. Gli studiosi hanno, infatti, rilevato che l'accoppiamento tra questi cefalopodi si prolunga anche per tre ore ininterrotte, lasciando gli esemplari totalmente spossati successivamente, al punto che per circa mezz'ora non sono assolutamente in grado di muoversi a causa dell'affaticamento muscolare. Scopo dei ricercatori, che hanno pubblicato i risultati delle proprie osservazioni su Biological Letters, sarà conoscere gli eventuali vantaggi di una strategia riproduttiva così stancante ed anche così pericolosa che espone, per molto tempo, l'Euprymna Tasmanica al rischio di finire tra le grinfie di qualche predatore in cauta attesa della fine della sua performance.