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Covid 19

La scuola in presenza senza misure anti Covid aumenta del 38% il rischio di sintomi in famiglia

Analizzando centinaia di migliaia di risposte di un sondaggio condotto negli Stati Uniti, un team di ricerca dell’Università Johns Hopkins ha dimostrato le famiglie con bambini che frequentano la scuola hanno un rischio del 38 percento superiore di sperimentare i sintomi della COVID-19. Il rischio può essere abbattuto con l’introduzione di più norme anti contagio.
A cura di Andrea Centini
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La chiusura delle scuole è tra le primissime misure draconiane che vengono attuate per contenere la diffusione di una nuova malattia infettiva, come ben ricordiamo dalla fase iniziale della pandemia di COVID-19. Del resto c'è un grande movimento di persone che ruota attorno alle attività degli istituti scolastici, pertanto tenere gli studenti a casa non può che avere un effetto positivo sulle curve epidemiologiche, in particolar modo quando la diffusione di un patogeno è fuori controllo e le armi per combatterlo sono poche. Ma le scuole chiuse, soprattutto per lunghi periodi, si riflettono sulla qualità della didattica, sulla socialità e sulla salute mentale dei ragazzi, che negli ultimi mesi sono stati letteralmente travolti da ansia, stress, depressione e disturbo da stress post-traumatico. Non a caso il balzello tra chiusure e riaperture delle scuole è stato al centro del dibattito politico sin dall'inizio della pandemia, nel tentativo di trovare un equilibrio tra rischi e benefici. Ora un nuovo e approfondito studio ha dimostrato che nelle famiglie in cui vive uno studente che frequenta la scuola in presenza c'è un rischio significativamente superiore di sperimentare sintomi associati alla COVID-19 e di risultare positivi, sebbene tali rischi possano essere abbattuti attraverso screening e altre misure anti contagio applicati a scuola.

A determinare l'associazione tra scuola in presenza e rischio di infezione da coronavirus SARS-CoV-2 è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati della Scuola di Salute Pubblica Johns Hopkins Bloomberg di Baltimora, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Ecologia e Biologia evolutiva dell'Università Princeton e dell'Institute of Global Health – Facoltà di Medicina dell'Università di Ginevra (Svizzera). Gli scienziati, coordinati dal professor Justin Lessler, docente presso il Dipartimento di Epidemiologia dell'ateneo del Maryland, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato i dati di un sondaggio sui sintomi della COVID-19 condotto su Facebook tra novembre 2020 e febbraio 2021, in un periodo in cui i vaccini non erano ancora ampiamente diffusi negli Stati Uniti. In totale sono state analizzate 600mila risposte al sondaggio chiamato COVID-19 Symptom Survey, che include domande sanitarie e socio-demografiche. Incrociando tutti i dati il professor Lessler e i colleghi hanno determinato che nelle famiglie in cui erano presenti bambini che andavano a scuola c'era il 38 percento delle probabilità in più di riportare sintomi ascrivibili all'infezione da coronavirus SARS-CoV-2 rispetto alle famiglie con figli non frequentanti (o senza figli). I sintomi riferiti erano tosse, febbre, difficoltà respiratorie e perdita dell'olfatto (anosmia), tra i più comuni in assoluto per la COVID-19. Avere un figlio a scuola, inoltre, aumentava del 21 percento le probabilità di sperimentare la perdita del gusto o dell'olfatto e del 30 percento la probabilità di risultare positivo al coronavirus a un tampone (effettuato nelle due settimane precedenti). Le famiglie con bambini di 10 o più anni risultavano più a rischio di quelle con bambini più piccoli.

Sebbene le famiglie con bambini che seguivano la scuola in presenza avevano probabilità sensibilmente superiori di sperimentare i sintomi dell'infezione, tale rischio risultava decisamente ridotto in presenza di misure anti contagio a scuola. Gli scienziati hanno valutato l'impatto di 14 di esse, fra le quali le più efficaci erano gli screening quotidiani all'accesso degli istituti e la mascherina indossata dagli insegnanti, che in base a un recente studio dei Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (CDC) americani è stato rilevato che rappresentano il principale veicolo di contagio a scuola. Anche la riduzione delle attività extrascolastiche aveva un impatto significativo nell'abbattere il rischio. Quando le scuole adottavano 7 o più misure anti contagio delle 14 valutate dai ricercatori, il rischio in eccesso di contagio per le famiglie spariva del tutto. “Questi risultati supportano l'idea che le misure anti contagio nelle scuole possono ridurre notevolmente il rischio in eccesso di contrarre la COVID-19 per gli adulti che vivono con bambini che frequentano la scuola di persona”, ha dichiarato in un comunicato stampa il professor Lessler. Un limite dello studio è che riguarda sintomi auto-segnalati, tuttavia il numero significativo del campione aiuta a compensare eventuali criticità. I dettagli della ricerca “Household COVID-19 risk and in-person schooling” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Science.

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