La quarantena da coronavirus rende più stanchi: gli psicologi spiegano il perché e cosa fare
Per limitare la diffusione del contagio da coronavirus (qui tutte le ultime notizie e aggiornamenti in tempo reale sulla situazione) sono state adottate diverse misure restrittive, tra cui l’obbligo a rimanere in casa e non uscire, se non per andare a fare la spesa o in farmacia, oppure per comprovate esigenze lavorative e situazioni di necessità. Nelle ultime settimane, nonostante ritmi di vita più lenti, sui social media sono però in tanti a dirsi più stanchi del solito. In molti si chiedono come sia possibile dal momento che, rispetto a prima, restando tra le mura domestiche si fa molto di meno.
Non c’è più la fatica quotidiana di dover prendere i mezzi pubblici o l’impegno di svegliarsi presto per il traffico del tragitto casa-lavoro, non si va in palestra e non si fa la vita sociale in bar e locali: prima del lockdown si era però capaci di fare le ore piccole e, all’indomani, ripartire con grande grinta. Adesso, invece, possono bastare smart working, qualche chat e video telefonata con amici e parenti o qualche lavoretto in casa per crollare davanti alla tv o non riuscire a leggere neppure un libro prima di addormentarsi. In tanti, nonostante il profondo senso di stanchezza, non riescono invece a chiudere occhio fino al mattino. Perché?
La quarantena da coronavirus rende più stanchi
La risposta arriva dagli psicologi che, con e senza il lockdown, si sono interrogati più volte sulla stanchezza e il senso di affaticamento senza un’apparente motivazione di natura fisica. In particolare, in un articolo pubblicato su The Conversation, Sarita Robinson, docente di Psicologia dell’Università del Lancashire Centrale, e John Leach, ricercatore senior di Psicologia della sopravvivenza dell’Università di Portsmouth, in Gran Bretagna, chiariscono che “i sintomi di affaticamento che si stanno avvertendo in queste settimane hanno un’alta probabilità di essere correlati al carico di lavoro mentale associato al Covid-19 piuttosto che al carico fisico”.
“L’affaticamento – si legge nella pubblicazione[1] – può avere cause sia fisiche, sia non fisiche. Dopo una corsa di 5 km ci meritiamo un periodo di riposo oppure dopo una malattia possiamo sentirci acciaccati e stanchi per alcune settimane. Ma la ricerca ha anche dimostrato che la stanchezza può essere causata da stati psicologici, come stress e ansia. Nella situazione attuale, potrebbe persino essere la monotonia della situazione a farci sentire più stanchi. Pertanto, affrontare la tensione psicologica associata al coronavirus potrebbe affaticarci”.
Nella loro review, i due esperti si rifanno a uno studio[2] in particolare, che ha indicato l’esistenza di una stretta correlazione tra stress percepito e affaticamento, mostrando che le due condizioni si sovrappongono maggiormente quando legate alla tensione e alla percezione del cattivo stato di salute generale.
Come combattere la stanchezza da lockdown
Dall’osservazione del comportamento[3, 4] delle persone in diverse situazioni arrivano invece i rimedi per recuperare le energie e combattere la stanchezza da lockdown. “Quando si verificano cambiamenti importanti, come avviene per gli studenti che iniziano l’università o le persone che si trasferiscono in un nuovo paese, è necessario un periodo di adattamento e transizione. Questo richiede tempo ed è suddiviso in fasi. La prima settimana di adattamento comporta il passaggio dal vecchio stile di vita o di lavoro e l’inizio di nuove interazioni. Ciò è generalmente raggiunto entro il quarto o quinto giorno, dopo di che la vita inizia a diventare più stabile e prevedibile. Nelle prime settimane di lockdown ci si potrebbe sentire a terra e piangere, in un normale stato di adattamento che è transitorio”.
“Il passaggio può essere facilitato dalla scrittura di un diario di riflessioni. Può essere utile annotare i propri pensieri e sentimenti, quindi rivedere i propri progressi e vedere come ci si adegua. L’adeguamento completo avviene dopo circa tre mesi, tuttavia c’è un periodo da tenere presente, che può verificarsi dopo circa tre settimane, durante il quale si rischia di arrendersi agli attacchi di malinconia e perdita di morale. La preoccupazione, in questo caso, potrebbe essere dovuta alla percezione che la situazione di blocco sia diventata permanente. Ma una volta superata questa fase, questi sentimenti di sconforto tendono a non tornare”.
Organizzare la giornata e fissare obiettivi
Un’altra indicazione arriva dall’osservazione delle persone in una situazione di sopravvivenza. “Per evitare la deriva in uno stato di apatia e mancanza di motivazioni – aggiungono i due psicologi – è importante stabilire una struttura chiara della propria giornata. Tale struttura consente di mantenere un certo controllo sulla propria vita. Aiuta a prevenire un accumulo di tempo ‘vuoto’ che potrebbe rendere molto consapevoli del confinamento e causare un crescente senso di ‘deriva’ che può far sentire le persone apatiche, dormire male e trascurare la propria igiene personale”. Programmare le attività della giornata, sottolineano, impedisce “la monotonia sociale che può verificarsi quando un piccolo gruppo di persone è confinato insieme per periodi significativi. Quindi, anche se può sembrare bello trascorrere una mattinata sdraiati, è importante che la giornata venga organizzata con una struttura chiara, dedicando del tempo alle attività sociali, anche se queste devono essere intraprese online”.
Altra causa non fisica della stanchezza è l’ansia. “La pandemia ha reso le persone confuse e incerte, provocando un senso di apprensione. Questi sentimenti possono portare a una scarsa qualità del sonno, che a sua volta può rendere le persone più stanche e ansiose. Per interrompere questo ciclo, l’esercizio fisico è uno strumento utile. Una lezione di ginnastica online, ad esempio, può stancare fisicamente, ma a lungo andare ridurrà la sensazione di affaticamento man mano che la qualità del sonno migliorerà”. Gli esperti suggeriscono dunque di pianificare in anticipo e fissare gli obiettivi. “Adesso è sia possibile, sia necessario”. Occorre quindi “individuare la data della fine del lockdown ma preparasi a reimpostarla, se necessario. Essere ottimisti sul futuro e avere programmi può aiutare a ridurre l’ansia e la fatica”.
[1] Robinson S, Leach J. Here is why you might be feeling tired while on lockdown. The Conversation 2020.
[2] Kocalevent R, Hinz A, Brähler E et Klapp B. Determinants of fatigue and stress. BMC Research Notes 2001; 4: 238.
[3] Risquez A, Moore S, Morley M. Welcome to college? Developing a richer understanding of the transition process for adult first year students using reflective written journals. Sage Journals 2007: 9; 2: 183–204.
[4] Suedfeld P, Steel GD. The environmental psychology of capsule habitats. Annual Review of Psychology 2000; 51: 227-253.