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Covid 19

La proteina Spike del coronavirus può modificare le cellule del cuore

La preoccupante scoperta è stata anticipata in uno studio presentato in occasione del Congresso della Società Europea di Cardiologia che per la prima volta ha mostrato la variazione funzionale di alcune cellule cardiache, chiamate periciti, in seguito al legame con la proteina virale Spike. Pur non permettendo l’infezione, queste cellule iniziano a rilasciare molecole infiammatorie che causano danno d’organo.
A cura di Valeria Aiello
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La proteina Spike del coronavirus può modificare alcune cellule che rivestono i capillari sanguigni del cuore, chiamate periciti cardiaci. Lo ha scoperto un team di ricerca guidato dagli studiosi dell’Università di Bristol, nel Regno Unito, che per la prima volta ha osservato come, in seguito al legame con la proteina Spike, queste cellule cardiache subiscano una variazione funzionale, nonostante non vengano infettate. Tale legame induce i periciti a rilasciare molecole infiammatorie tipicamente coinvolte nella cosiddetta “tempesta di citochine”, la reazione immunitaria eccessiva che può causare danno d’organo e risultare potenzialmente fatale.

L’analisi, anticipata in uno studio presentato in occasione del Congresso della Società Europea di Cardiologia (ESC), è stata condotta in vitro, esponendo sia al virus sia alla sola proteina Spike di Sars-Cov-2 alcuni campioni di cellule cardiache raccolti prima della pandemia di Covid dall’Azienda Ospedaliera Universitaria di Udine che ha collaborato alla ricerca. “I risultati mostrano, per la prima volta, che i periciti cardiaci non sono permissivi all’infezione da Sars-CoV-2, mentre la proteina Spike da sola provoca alterazioni funzionali in queste cellule – spiegano gli autori dello studio, riportando come il legame con la proteina Spike stimoli l’attivazione della cascata di eventi che causano disfunzione cellulare e distruzione microvascolare.

Il fatto che la proteina Spike da sola sia in grado di influenzare il comportamento delle cellule è preoccupante, in quanto suggerisce che pur non venendo direttamente infettato, questo tipo cellulare – che si trova sono solo a livello del cuore ma che su capillari e vasi sanguigni di tutto l’organismo, compreso il cervello e il sistema nervoso centrale – può essere comunque danneggiato dal virus, rendendo più difficile il trattamento.

Questo meccanismo ha il potenziale per diffondere lesioni cellulari e danno d’organo oltre i siti di infezione e può avere importanti implicazioni cliniche – aggiungono i ricercatori – . Ad esempio, nei pazienti con barriera endoteliale interrotta e aumentata permeabilità vascolare a causa di malattie sottostanti, come ipertensione, diabete e obesità grave, le molecole di proteina Spike potrebbero diffondersi facilmente nei periciti e causare, o esacerbare, lesioni microvascolari”.

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