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La prima cura contro l’Alzheimer potrebbe presto diventare realtà

Per la prima volta nella storia forse siamo di fronte alla possibilità di avere un farmaco contro l’Alzheimer. I primi risultati sono promettenti, purtroppo però le tempistiche sono ancora lunghe.
A cura di Zeina Ayache
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L'Alzheimer rientra ad oggi tra le malattie non curabili per questo il mondo della scienza è alla continua ricerca di un trattamento che possa finalmente risultare efficace. A riuscirci potrebbero essere i ricercatori del Merck Labs che su Science Translational Medicine hanno pubblicato lo studio intitolato “The BACE1 inhibitor verubecestat (MK-8931) reduces CNS β-amyloid in animal models and in Alzheimer’s disease patients” attraverso il quale ci mostrano i promettenti risultati ottenuti dalla prima fase di test di un nuovo farmaco contro la malattia degenerativa che fa perdere la memoria.

Il farmaco testato, il Verubecestat, ha superato il primo livello di test ed è risultato efficace contro le placche amiloidi, tipiche proprio della malattia, che innescano un processo infiammatorio che deteriora i neuroni, danneggia il cervello e porta alla perdita di memoria. Secondo i risultati ottenuti su 32 pazienti, al primo stadio di Alzheimer, in questa fase I di trial clinico, il Verubecestat è risultato in grado di fermare proprio la formazione di queste placche. L'esperimento è durato una settimana durante la quale ai pazienti è stato somministrato il farmaco per una volta al giorno sotto forma di pastiglia. L'obiettivo di questa fase era quello di evidenziare eventuali effetti collaterali prima ancora della sua efficacia.

Ma come funziona il Verubecestat? In pratica, spiegano i ricercatori, il farmaco è stato realizzato per intercettare e bloccare l'enzima BACE1 che, secondo test precedenti, facilita la produzione di proteine amiloidi rompendo le molecole chiamate Proteine Progenitrici dell'Amiloide.

Non siamo di fronte ad un prodotto completamente nuovo, in passato altri farmaci erano stati sviluppati per bloccare questo stesso enzima, solo gli effetti collaterali non ne hanno mai permesso la distribuzione. Ancora non possiamo cantare vittoria. Al momento è iniziata la seconda fase della sperimentazione che coinvolge 1.500 persone a stadi avanzati della malattia e 2.000 pazienti nella fase iniziale. Per saperne di più dovremo comunque aspettare il 2019.

[Foto copertina di geralt]

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