Trovata la più antica roccia della Terra, ma era sulla Luna: come ha fatto a finire sul nostro satellite
La più antica roccia terrestre di cui si ha conoscenza, con una datazione stimata di 4-4,1 miliardi di anni, è stata trovata tra i campioni recuperati sulla Luna dagli astronauti della missione Apollo 14, nel lontano 1971. Sembra incredibile aver scoperto un reperto scientificamente così prezioso nell'ultimo posto in cui lo si andrebbe a cercare, eppure è proprio ciò che hanno dedotto gli scienziati del Lunar and Planetary Institute della NASA, che hanno analizzato i campioni di rocce lunari assieme ai colleghi di vari istituti e atenei internazionali. Fra essi il Museo Svedese di Storia Naturale, l'Imperial College di Londra e l'Università di Amsterdam.
Big Bertha. Gli scienziati, coordinati dal professor David Kring, ricercatore presso l'istituto di ricerca finanziato dalla NASA, hanno concentrato le proprie attenzioni su “Big Bertha”, un pezzo di roccia lunare. Incastonato in questo reperto si trova incastonato un frammento roccioso di appena 2 grammi composto da quarzo, zircone e feldspato, proprio quello che proverrebbe dalla Terra. Analizzando le sue caratteristiche, gli scienziati hanno determinato che si formato in condizioni di ossidazione e temperatura molto simili a quelle terrestri e differenti da quelle lunari.
Come è arrivato sulla Luna. La prima domanda che viene in mente è naturalmente come ha fatto a finire sul nostro satellite. Secondo Kring e colleghi, circa 540 milioni di anni dopo la formazione della Terra ci sarebbe stato un impatto violentissimo con una cometa o un asteroide, che avrebbe strappato una parte considerevole di materiale terrestre proiettandolo nello spazio. All'epoca la Luna era molto più vicina rispetto ad oggi, dunque poteva ricevere questa insolita pioggia di detriti. Il frammento di quarzo, zircone e feldspato si sarebbe originato a circa 20 chilometri di profondità nel nostro pianeta, dove è rimasto sepolto fino al catastrofico impatto. Giunto sulla Luna sarebbe finito nel sottosuolo a causa di un altro impatto, e un altro ancora lo avrebbe fatto riemergere 26 milioni di anni fa, quello che diede vita al Cone Crater. La sua ‘vacanza' sulla Luna si è conclusa quando gli astronauti dell'Apollo 14 l'hanno recuperato.
Origine lunare non esclusa del tutto. Benché quella terrestre sia l'origine più probabile per il piccolo frammento di roccia, gli scienziati non escludono al 100 percento che possa essersi formato dai 30 ai 70 chilometri di profondità sulla Luna stessa. L'ambiente magmatico che gli avrebbe dato ‘vita', tuttavia, sarebbe stato decisamente più ossidante rispetto alle conoscenze che abbiamo attualmente. La speranza è che grazie alle future missioni lunari, durante le quali saranno raccolti ulteriori campioni, sarà possibile svelare definitivamente questo affascinante enigma. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Earth and Planetary Science Letters.