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La più antica città d’Europa scoperta in Bulgaria

Si trattava di un insediamento organizzato ed efficiente con tanto di mura di protezione ed edifici religiosi.
A cura di Nadia Vitali
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Nei pressi di Provadia, nella Bulgaria nord orientale, non lontano dalle coste del Mar Nero, sorse tra il 4700 e il 4200 a. C. un insediamento grande, complesso ed efficiente: oggi di esso restano soltanto rovine, quelle che gli archeologi ritengono siano la testimonianza della più antica città mai venuta alla luce nel Vecchio Continente. Un centro che poteva arrivare ad ospitare fino a 350 abitanti e che, nell'epoca remotissima in cui fiorì, in virtù della propria posizione geografica, giocò un ruolo significativo nell'ambito degli scambi commerciali, costruendo su questo una grande ricchezza.

Iniziati nel 2005, gli scavi avevano prima portato alla luce una necropoli: da lì la campagna è proseguita fino a restituire agli archeologi i resti di una città che includeva edifici a due piani, strutture destinate ad usi rituali e cerimoniali e una serie di fossati che, con tutta probabilità, erano parte di un ponte o delle mure di difesa sorte per proteggere il centro, alte circa tre metri. Le prime intuizioni degli archeologi bulgari e del direttore del museo di Provadia a proposito dell'antichità del sito hanno trovato conferma in seguito a studi ed esami eseguiti avvalendosi anche della collaborazione di esperti internazionali. I ritrovamenti effettuati, inoltre, sono in grado di fornire indicazioni precise su quelle che erano le attività che si svolgevano nella città, millenni addietro.

Il sale, l'origine di ogni ricchezza

necropoli provadia

Per la comunità che viveva raccolta tra quelle mura, l'intera economia ruotava attorno al sale: con esso si costruivano i mattoni che venivano utilizzati per le costruzioni e venduti, ma si conservavano anche gli alimenti deperibili come la carne. Del resto, la vicinanza ai centri di produzione di questa preziosa materia fu fonte di prosperità per l'intera regione nel corso della preistoria e, non a caso, a meno di 40 chilometri da Provadia, nel 1972 avvenne un altro straordinario ritrovamento nella necropoli di Varna. Lì, tra le trecento tombe parte di un complesso di sepolture non ancora interamente tornato alla luce, quarant'anni fa sotto gli occhi stupefatti degli archeologi comparvero gioielli in oro e rame finemente lavorati, vasellame ricchissimo con tanto di illustrazioni in oro, manufatti in pietre e conchiglie marine: studi, analisi e radiocarbonio verificarono che la necropoli risaliva ad un periodo di tempo compreso tra il 4600 e il 4200 a. C., facendo del tesoro di Varna il più antico dell'umanità mai rinvenuto: oggi sappiamo che, in quella stessa epoca, poco distante, fioriva una proto-città.

L'estrazione del sale fu all'origine dello sviluppo di altre aree della medesima regione tra cui, certamente, la più nota tra tutte è Tuzla (il cui stesso nome deriverebbe dalla parola tuz, sale), nella Bosnia Erzegovina: tra i centri abitati più remoti d'Europa, Tuzla ha restituito agli archeologi interessantissimi resti dei propri primi insediamenti, tra cui alcune palafitte risalenti al neolitico. Qui, in questo lembo di terra stretto tra Balcani e il Mar Nero, il cuore più antico del Vecchio Continente fondò la propria fortuna sulla presenza delle materie prime e, dunque, non soltanto il sale ma anche il rame e l'oro: moltissimi secoli prima che, poco più a Sud, vedesse la propria genesi quella civiltà greca che avrebbe cambiato per sempre le sorti del mondo occidentale.

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