La pasta non terrà la cottura a causa dell’inquinamento
Crescerà l'inquinamento dell'aria e noi non potremo più mangiare la pasta al dente. Certo, aumentando l'anidride carbonica nell'atmosfera, i problemi saranno più gravi ed estesi della durezza degli spaghetti, ma la sperimentazione italiana condotta tra il 2012 e il 2013 è utile soprattutto per capire come reagirà la produzione alimentare ad un incremento di CO2. E partiamo dalla pasta.
Lo studio è stato condotto presso il Centro di Ricerca per la genomica del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura in collaborazione con l'Istituto di Biometeorologia del Cnr di Firenze sul sistema Face (Free Air CO2 Enrichment – Arricchimento dell'aria aperta con CO2). Gli studiosi hanno osservato la reazione di una coltura di dodici varietà di frumento inserite in un ambiente con un'atmosfera contenente circa 570 parti per milione (ppm) di anidride carbonica, che rappresenta la quantità di Co2 prevista per il 2050. Al 2013 la concentrazione di Co2, secondo quanto riportato da un recente rapporto dell'Onu, è di 396 Ppm, ma si prevede che, se non dovesse essere invertito il trend negativo, l'aumento di anidride carbonica crescerà del 30-40% nei prossimi quarant'anni.
Una maggiore concentrazione di Co2 contribuirà a far crescere di più il grano, dal momento che l'anidride carbonica rappresenta un importante fertilizzante per le piante. Tuttavia, decrescerà la presenza di proteine, alle quali dobbiamo, oltre a specifiche proprietà nutritive, anche la capacità di far "tenere la cottura", ossia di non mantenere la caratteristica durezza della pasta al dente. Gli studiosi osservano che è tuttavia possibile impegnarsi affinché non vari la presenza di proteine nel grano, prevedendo un "lavoro di miglioramento genetico che potrebbe realizzare nuove varietà capaci di fruttare al meglio l'aumento di C02 atmosferica, evitando o limitando le conseguenze negative sulla qualità del prodotto". L'alternativa? Magari produrre meno anidride carbonica.
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