La pandemia raddoppia i casi clinicamente rilevanti di ansia e depressione in bambini e adolescenti
Tra i prezzi da pagare a causa della pandemia di COVID-19 vi è anche una vera e propria ondata di depressione, ansia, disturbi del sonno e altri problemi di salute mentale, che secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sarebbe stata letteralmente erosa dalla diffusione del coronavirus SARS-CoV-2. A catalizzare questi disturbi, oltre alla paura dell'infezione e la perdita di famigliari e amici a causa del virus, vi sono state soprattutto le restrizioni per spezzare la catena dei contagi, come i durissimi lockdown dello scorso anno, che ci hanno "sigillati" a casa per diversi mesi. A soffrirne di più sono stati i bambini e gli adolescenti, strappati dalle loro routine quotidiane, dalla scuola, dai compagni di classe, dallo sport e dalla musica, oltre che da tutti quei processi fondamentali per la loro crescita. Sono stati inoltre costretti alla didattica a distanza – con non poche conseguenze sull'apprendimento – e a condurre una vita dietro allo schermo di computer e tablet, che ha contribuito a peggiorare la vista.
Molti studi condotti nell'ultimo anno e mezzo hanno messo in evidenza il crollo della salute mentale di giovani e giovanissimi, ma una nuova e approfondita indagine, la più vasta in assoluto sul tema, ha dimostrato quanto severo è stato questo tsunami di esperienze ed emozioni negative. Dai risultati è emerso che la prevalenza di sintomi e depressione in bambini e adolescenti è praticamente raddoppiata rispetto al periodo precedente alla pandemia, con conseguenze sanitarie e sociali (anche a lungo termine) da non sottovalutare. Gli esperti ritengono infatti che, al termine della pandemia, in molti riusciranno a superare questa fase difficile, tuttavia altri avranno bisogno di aiuto specialistico, mentre altri ancora, soprattutto coloro che avevano già disturbi mentali prima della diffusione del virus, dovranno essere seguiti per un tempo indefinito e saranno impegnati a combattere una dura battaglia.
A condurre il nuovo studio è stato un team di ricerca canadese composto da scienziati dell'Università di Calgary e dell'Alberta Children's Hospital Research Institute, che ha effettuato una meta-analisi sui dati di 29 studi, per un totale di circa 80mila bambini e adolescenti coinvolti. Provenivano da Europa, Asia, America e Medio Oriente. Dall'indagine è emerso che, durante la pandemia, ben un giovane su quattro a livello globale ha sviluppato sintomi di depressione clinicamente rilevanti, mentre uno su cinque sta vivendo sintomi di ansia clinicamente rilevanti. Come indicato, ciò significa che l'incidenza di tali sintomi è praticamente raddoppiata rispetto al periodo prepandemico. I tassi più elevati di disturbi mentali sono stati registrati nella fase avanzata della pandemia, interessando soprattutto gli adolescenti più grandi e le ragazze.
“Quando è iniziata la pandemia di COVID-19, la maggior parte delle persone pensava che sarebbe stato difficile all'inizio, ma che i bambini sarebbero migliorati nel tempo, man mano che si adattavano e tornavano a scuola”, ha dichiarato la professoressa Sheri Madigan, docente presso il Dipartimento di Psicologia dell'ateneo canadese e coordinatrice dello studio. “Quando la pandemia è andata avanti, i giovani hanno perso molte pietre miliari della loro vita. È proseguita per più di un anno e per i giovani è un periodo davvero importante della loro vita”, ha aggiunto la scienziata. Gli esperti sottolineano che l'effetto è stato particolarmente pesante negli adolescenti poiché si trovano nella fase del “distacco” dalla cerchia famigliare, quando i coetanei acquisiscono un altro valore sociale e si inizia a essere più indipendenti, a guardare il mondo con altri occhi. Tutto questo è stato strappato loro, causando una lacerante sofferenza interiore che ha innescato i disturbi mentali.
Con la diffusione della variante Delta e i tentennamenti sulla vaccinazione ai più giovani, il rischio che il nuovo anno scolastico possa essere ancora profondamente diverso da uno classico non è da sottovalutare, anche se esperti e istituzioni continuano a rassicurare sul fatto che da settembre il ritorno a scuola sarà assolutamente in presenza. Non a caso, a partire dal 16 agosto, i ragazzi tra i 12 e i 18 anni potranno essere vaccinati anche senza prenotazione, proprio per velocizzare i tempi e avere il maggior numero di studenti immunizzati alla ripresa delle lezioni. A causa del numero significativo di ragazzi con problemi di salute mentale, tuttavia, gli esperti si aspettano un'impennata nelle richieste di assistenza presso i centri specializzati, pertanto viene sottolineata l'importanza che vengano stanziati fondi adeguati per rispondere alla domanda. I dettagli della ricerca “Global Prevalence of Depressive and Anxiety Symptoms in Children and Adolescents During COVID-19 – A Meta-analysis” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica JAMA Pediatrics.