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La mela geneticamente modificata che non diventa marrone (e che preoccupa qualcuno)

Sarà una piccola azienda agricola statunitense a lanciare sul mercato la Arctic Apple, la mela la cui polpa non si scurisce a contatto con l’aria: tra molte perplessità.
A cura di Nadia Vitali
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mela che non si annerisce

Ogni volta in cui penseremo che «una mela al giorno toglie il medico di torno» basterà ricordarsi della arctic apple perché questo vecchio adagio ci appaia assai meno rassicurante di quel che doveva essere in origine: la nuovissima qualità di mela che sarà lanciata a breve sul mercato da una piccola azienda alimentare americana, Okanagan Specialty Fruits, infatti, più che il salutare frutto di madre natura è il prodotto di una manipolazione genetica che fa in modo che il suo aspetto non cambi quando viene sbucciata. Anche se, pregiudizi e paure a parte, nella sostanza le qualità del prezioso frutto dovrebbero restare invariate.

La modifica grazie ad un particolare gene anti-ossidante servirebbe a prevenire quel caratteristico annerimento che compare sulla polpa della mela quando questa viene esposta all'aria aperta: chiaramente, ciò comporterebbe la possibilità di avere un frutto sempre croccante e lucente, dall'aspetto fresco come appena tagliato, anche, magari, se servito parecchie ore dopo la preparazione. Una prospettiva che inevitabilmente sta suscitando non poche perplessità tra le associazioni di consumatori statunitensi e canadesi, dove a breve potrebbero essere disponibili le mele eternamente giovani, nelle due varietà Golden Delicious e Granny Smith. Con il primo lecito dubbio che ha attraversato la mente di molti, probabilmente anche al di qua dell'Oceano: come comprendere, dunque, se un frutto è marcio, dal momento che l'apparenza suggerisce che sia stato colto dall'albero poco prima, o quasi?

Eppure, c'è la probabilità che il mercato americano non si mostri particolarmente resistente alla arctic apple, almeno stando ai risultati delle prime indagini di mercato condotte recentemente, ovvero da quando si è aperto il periodo dedicato al dibattito pubblico del prodotto, prima che giunga la definitiva approvazione da parte del Ministero federale dell'Agricoltura: del resto è comprensibile che, ad una prima fase di diffidenza, subentri uno spontaneo processo di adattamento, anche alla mela geneticamente «a prova di macchia». Inoltre, sarebbe sufficiente a stimolare all'acquisto anche i più refrattari rammentare che, ormai da anni, mele sbucciate e tagliate vengono vendute come snack preconfezionati, trattando però, in quel caso, l'alimento con sostanze che aiutano a mantenerne intatta la freschezza, primo tra tutti l'acido citrico (o, se preferite, il succo di limone), notoriamente già utilizzato anche a livello domestico per prevenire l'alterazione della frutta tagliata.

La arctic apple, invece, presenterebbe il vantaggio di essere stata già modificata con un gene sintetico in grado di ridurre la produzione di enzimi polifenol-ossidasi, responsabili dell'imbrunimento pressoché immediato del frutto, preservandone al contempo invariate le proprietà organolettiche senza ricorrere ad elementi aggiuntivi: ma se basterà questo ai consumatori americani, cosa ne pensano i palati nostrani? Per il momento, Coldiretti fa sapere che l'idea della mela che non si annerisce non risulta particolarmente interessante per la grande maggioranza degli italiani, con un eco di opposizioni che provengono, principalmente, dai coltivatori: è bene ricordare, a questo proposito, che l'Italia è il primo produttore europeo di mele in Europa, con tanto di riconoscimenti comunitari che attestano l'origine e l'indicazione geografica protetta dei pomi nati sul suolo italico simbolo, dunque, di genuinità naturale. E in fonfo queste preoccupazioni, per adesso, ci riguardano soltanto da lontano: perché per noi la strada per l'agricoltura sostenibile, che fa bene all'ambiente e all'economia, c'è e basta seguirla.

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