La maledizione dei satelliti: flop della Nord Corea, ma anche l’ESA perde il suo
È il caso di dire che, se Atene piange, Sparta non ride. La comunità internazionale tira un sospiro di sollievo in seguito al prevedibile fallimento del lancio del satellite meteorologico e per l’osservazione della Terra voluto dalla Corea del Nord per il centenario della nascita di Kim Il Sung, caro leader fondatore del regime comunista del paese. Ma d’altro canto l’Agenzia spaziale europea prende atto dell’ormai quasi certa eventualità che Envisat, storico satellite per l’osservazione della Terra lanciato nel 2002, sia andato perduto.
Unah-3 cade in mare
Due casi in realtà molto diversi, anche se accomunati dallo stesso destino deciso proprio in queste ore. Per la prima volta il regime nordcoreano ha ufficialmente ammesso il fallimento di un proprio test missilistico, dopo gli analoghi flop – spacciati tuttavia per successi – del 1998 e 2009. Unah-3 era la nuova versione di un precedente missile balistico, potenziato in un razzo a tre stadi, di trenta metri di altezza, come quelli utilizzati dalle potenze spaziali per mettere in orbita i propri satelliti. Ma pochi osservatori sarebbero stati disposti a scommettere in un successo del lancio, propagandato con il consueto stile celebrativo del governo guidato da Kim Jong Un, da poco successore dello scomparso Kim Jong Il. Difatti, la stazione di lancio si trova troppo lontano dall’equatore per poter fungere da ideale base di partenza per l’immissione in orbita di un satellite, e la tecnologia nordcoreana, si supponeva, non sarebbe stata in grado di compensare questo evidente svantaggio.
La posizione della base di lancio, tuttavia, ha creato forti preoccupazioni nella regione. Già in passato la Corea del Nord aveva lanciato missili a media gittata nel Mar Giallo, provocando la dura reazione di Giappone e Corea del Sud, i “nemici storici” del regime di Pyongyang. Per questo il nuovo razzo a tre stadi non è piaciuto affatto alla comunità internazionale. Che sulla punta ospitasse o meno un satellite per la meteorologia e l’osservazione della Terra è una questione di poco conto: un missile come Unah-3 può tranquillamente essere equipaggiato con una testata nucleare e raggiungere buona parte dell’Asia. Insomma, per gli Stati Uniti e gli altri membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU il lancio di Unah-3 nascondeva in realtà il test di un nuovo missile balistico a lunga gittata, proibito da una risoluzione dell’ONU, che per tale motivo potrebbe intervenire con nuove sanzioni. In un’inedita ammissione che suggerisce anche una timida prova di apertura al resto del mondo, il governo nordcoreano ha confermato quanto già registrato dai paesi vicini e dal NORAD, e cioè che il razzo si è disintegrato appena dopo il lancio in circa venti pezzi, precipitati senza problemi nel Mar Giallo a circa 165 chilometri a ovest di Seoul.
L'addio di Envisat?
Nello stesso momento in cui il sogno spaziale della Corea del Nord precipitava in mare, l’Agenzia spaziale europea era alle prese con seri problemi: lo scorso 8 aprile, dopo aver sorvolato una stazione di monitoraggio in Svezia, Envisat interrompeva le comunicazioni con la Terra. Lanciato nel 2002, il grosso satellite da ben nove tonnellate ha servito fedelmente l’Europa e il mondo grazie alla sua straordinaria potenza di risoluzione per l’osservazione della Terra. Envisat ha monitorato negli anni la fascia di ozono, la copertura nuvolosa del pianeta, le emissioni di gas serra, lo sfruttamento del suolo, le temperature del mare, ma aveva anche offerto un solido aiuto nella gestione di emergenza come quella dello tsunami del 2004, o del disastro ambientale della Deepwater Horizon nel Golfo del Messico del 2010. Un aiuto costante e silenzioso per tenere sotto controllo i tanti acciacchi del nostro pianeta.
Envisat aveva superato da tempo la sua “speranza di vita” di cinque anni, ma all’Agenzia spaziale europea era in corso la ricerca di nuovi fondi per estendere ancora la sua missione oltre il 2013, termine ultimo fissato fino a oggi per la sua attività. Gli esperti sperano ancora di riprendere i contatti con quello che è attualmente il più sofisticato satellite per l’osservazione della Terra mai lanciato in orbita, ma ammettono che le speranze sono scarse. Per gli scienziati è un duro colpo: perdere Envisat significa dire addio a una messe preziosissima di dati ambientali, e le attuali difficoltà economiche del programma sostitutivo, GMES, che dal 2014 avrebbe dovuto sostituire Envisat con una costellazione di satelliti di nuova generazione fa temere che per un bel po’ di tempo, qui sulla Terra, resteremo senza informazioni sul nostro precario stato di salute.