La lingua del Tyrannosaurus Rex era cortissima e salda dentro il palato
I Tirannosauri, a scapito di quello che si pensava fino ad ora, avevano la lingua corta. Tutti noi fin da bambini siamo cresciuti con film, pupazzi e cartoni animati riguardanti i dinosauri, tanto da conoscere alla perfezione un triceratopo o un pterodattilo, ma non avere alcuna idea di cosa o come fosse una nutria. La maggior parte però delle immagini fatte dai ricercatori e quindi anche nei film come Jurassic Park sono dovute a ricostruzioni parziali, spesso a partire anche da pochissime ossa. Negli ultimi anni grazie a nuovi ritrovamenti e nuove tecniche, diverse idee sulla loro reale forma stanno cambiando.
La lingua. Non potendo avere il piacere di dissezionare 15000 chilogrammi di T.Rex i ricercatori si sono focalizzati su i suoi diretti discendenti. Il primo è un vero fossile vivente identico a se stesso da 90 milioni di anni: il coccodrillo. I secondi sono una diretta discendenza dell'evoluzione dei grandi rettili, gli uccelli. Attraverso lo studio della conformazione dello ioide di un tirannosauro hanno trovato a quale animale assomigliasse di più. L'osso infatti, situato alla base della gola, da attacco alla lingua di quasi tutti gli animali. Dallo studio è emerso che la conformazione della lingua del tirannosauro fosse molto simile a quella di un coccodrillo, quindi incapace di penzolare gocciolando saliva sulla preda, ma bensì salda dentro la cavita della mandibola. "Sono stati ricostruiti nel modo sbagliato per molto tempo. Nella maggior parte dei dinosauri estinti le loro ossa della lingua sono molto corte e nei coccodrilli con ossa ioide analogamente corte, la lingua è completamente fissata al pavimento della bocca" conclude la professoressa della Jackson School Julia Clarke coautrice dello studio.
Gli pterosauri. I dinosauri volanti sembrano aver avuto una sorte evolutiva diversa, lo studio delle loro ossa dimostra una somiglianza con la morfologia della bocca degli uccelli, quindi con una lingua "estraibile" dalla mandibola. L'ipotesi degli autori dello studio è che la perdita di destrezza dovuta dalla trasformazione degli arti superiori in ali sia stata compensata con una maggiore mobilità dell'organo. Sembra in oltre che questo cambiamento evolutivo abbia permesso ai futuri uccelli di formare le strutture morfologiche che hanno generato il loro caratteristico canto.