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La femmina di questo insetto brasiliano ha il pene e il maschio la vagina: ora sappiamo perché

I ricercatori della Hokkaido University hanno scoperto come mai un insetto brasiliano, chiama Neotrogla, abbia sviluppato organi sessuali invertiti: in pratica la femmina è dotata di un’appendice simile ad un pene, mentre il maschio di una cavità simile ad una vagina. La causa sarebbe legata all’habitat.
A cura di Zeina Ayache
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Era il 2014 quando un gruppo di ricercatori della Hokkaido University ha scoperto un insetto in una grotta Brasiliana con una particolarità sorprendente: gli organi sessuali di maschi e femmine di questo insetto sono invertiti, la femmina ha infatti sviluppato un'appendice simile ad un pene mentre il maschio una cavità simile ad una vagina. Ma come è possibile?

Sesso invertito. I ricercatori giapponesi, dopo aver dato il nome Neotrogla a questo insetto, hanno preso in considerazione un'altro insetto con simili caratteristiche, chiamato Afrotrogla, entrambi appartenenti allo stesso genere. Gli esperti si sono dunque chiesti se l'evoluzione dello scambio di organi sessuali fosse avvenuto indipendentemente e se sì come mai. Analizzando un genere correlato, Sensibilia, che non ha gli organi sessuali invertiti, gli esperti hanno così studiato attentamente le tre specie.

Questione di evoluzione. Per capire il perché di una simile evoluzione, gli esperti si sono concentrati sull'habitat in cui le due specie si sono evolute e continuano a vivere e sono giunti alla conclusione che ad aver portato all'inversione degli organi sessuali sia stato il bisogno di cibo. Entrambi vivono all'interno di grotte in cui il cibo scarseggia e per questo i maschi sembrano essere più interessanti a trovare i nutrimenti che ad accoppiarsi. Per portare avanti la specie, l'evoluzione ha dunque fatto si che la femmina assumesse il ruolo di ‘corteggiatrice', sviluppando dunque un'appendice che addirittura impedisce al maschio di scappare: quando la femmina e il maschio si accoppiano, questo viene bloccato dal ‘pene' ad un uncino della femmina e non viene liberato per due o tre giorni, fin quando cioè la femmina non si è assicurata di aver collezionato sperma a sufficienza per la procreazione.

Conclusioni. L'affascinante scoperta dimostra ancora una volta come la natura sappia evolversi per agevolare il trasferimento dello sperma e quindi garantire la sopravvivenza della specie.

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