La depressione si scopre su Internet
Alzi la mano chi, al primo malessere, non cerca su Internet informazioni sui propri sintomi, nella maggior parte dei casi realizzando auto-diagnosi del tutto sbagliate? Spesso, sui siti di medicina, quelli della cosiddetta “salute 2.0”, si riuniscono frotte di ipocondriaci e persone depresse che non riconoscono i loro sintomi come effetto della depressione. Per questo, alcuni studiosi hanno iniziato a studiare i comportamenti degli utenti su Internet per diagnosticare alcuni disturbi mentali. A 200 studenti di un college americano sono stati somministrati dei questionari realizzati da ricercatori dell’Università del Missouri, al cui interno erano nascoste anche alcune domande provenienti dalla scala CES-D, elaborata dal Center for Epidemiological Studies e impiegata per valutare il livello di depressione.
Dimmi come navighi e ti dirò chi sei
Come sottolineano Adrian Ward e Piecarlo Valdesolo su Scientific American, “i contenuti che consultiamo su Internet possono suggerire alcune caratteristiche psicologiche”. Lo sappiamo bene: “Se restiamo connessi fino a notte fonda a siti di poker giocando grosse cifre, probabilmente siamo propensi a rischiare. Se amiamo pubblicare video su YouTube in cui ci cimentiamo nel karaoke, siamo estroversi”. Non è però questo il tipo di utilizzo di Internet che hanno valutato i ricercatori americani: le domande infatti miravano a valutare non la tipologia di contenuti ricercati su Internet, ma la modalità di utilizzo della Rete. Ovvero, quali applicazioni usiamo – e-mail, motori di ricerca, download, social network – e in che modo.
Evitare di conoscere i siti frequentati è fondamentale. È chiaro infatti che, se un utente frequenta gruppi di supporto per persone affette da depressione, non c’è bisogno di raffinati strumenti d’indagine per stabilire che l’utente in questione è depresso. Invece, quello sperimentato dai ricercatori è un metodo più indiretto che valuta il livello di depressione di un utente dalla tipologia di risorse utilizzate su Internet e dalla tendenza a utilizzare più risorse simultaneamente. Quello che è emerso è che alcuni schemi di utilizzo di Internet sono associati a disturbi depressivi. Se vi scambiate numerose mail al giorno, fate un largo uso di chat e di condivisione dei file, e passate rapidamente da un sito a un altro, e da una risorsa online a un’altra, allora siete soggetti a una maggiore propensione alla depressione.
Perché si salta da un sito a un altro
Non necessariamente, tuttavia, Internet può essere utilizzato come spia di un disturbo depressivo. Come è stato fatto notare da alcuni psicologi, il mezzo informatico “nel tempo, concorre a rinforzare la sintomatologia depressiva e ansiosa”, soprattutto nelle “personalità più fragili e con tratti di insicurezza e scarsa autostima”. È indubbio, inoltre, che gli adolescenti siano più soggetti a questo tipo di comportamenti, visto il maggiore utilizzo di Internet e soprattutto delle tipologie di risorse più interattive. Internet diventa così un mezzo per interagire con il resto del mondo attraverso un filtro che garantisce una maggiore sicurezza per le persone più ansiose e insicure, ma al tempo stesso limita sempre di più la capacità di queste persone di avere rapporti empatici al di là di tale filtro.
Gli autori della ricerca ritengono che un comportamento tipico come il rapido passaggio tra differenti siti Internet sia un sintomo di anedonia, il disturbo che impedisce a chi ne soffre di provare piacere anche quando sperimenta attività normalmente considerate piacevoli. Infatti, saltare continuamente da un sito a un altro può considerarsi indicativo di una tendenza a cercare nuovi stimoli continui. E chi utilizza eccessivamente le mail può dimostrare difficoltà nel coltivare relazioni personali dirette. Un sintomo, questo, particolarmente rilevante negli ambienti di lavoro, dove spesso i colleghi preferiscono ricorrere alle mail piuttosto che al dialogo diretto, acuendo talvolta le frizioni e gli attriti che emergono in ufficio.
Come sottolineato su Scientific American, la depressione sta diventando un problema sempre più grave negli USA. Se è vero che non meno del 30% degli studenti sottoposti all’indagine soffre di disturbi depressivi e più o meno il restante 70% ha sofferto episodi depressivi in precedenza, i Centers for Disease Control and Prevention registrano un 10% di americani adulti affetti a depressione clinica, e un buon 30% di adolescenti soggetti a depressione al punto da sperimentare difficoltà nella vita quotidiana. E se Internet può spesso rivelarsi un’importante valvola di sfogo, nella maggior parte dei casi si dimostra un preoccupante amplificatore dei sintomi depressivi.