La carne stampata in 3D è realtà, l’alternativa alimentare è già in vendita
La carne che non proviene da animali macellati potrebbe essere il ponte perfetto tra gli amanti dei tradizionali barbecue e i vegetariani. Almeno secondo l’industria alimentare che si sta affrettando a lanciare la cosiddetta “carne pulita” in un mercato in rapida espansione, trainato dalle preoccupazioni per la salute, il benessere degli animali e l’ambiente.
L’alternativa sostenibile alle carni rosse o bianche – e che secondo i produttori ha un sapore altrettanto buono – è creata da cellule animali coltivate in laboratorio, vale a dire che le fibre alimentari sono ottenute a partire da cellule staminali del grasso e del muscolo di un animale. Queste cellule vengono quindi cresciute in un mezzo di coltura che le aiuta a moltiplicarsi e, una volta terminato il processo, utilizzate da una stampante 3D che le stratifica, conferendo loro l’aspetto della normale carne. In questo modo è possibile ottenere crocchette, hamburger di pollo e persino perfette bistecche di vitello, con la possibilità di produrre questi cibi direttamente nei luoghi dove verranno consumati.
Per quanto lontana possa sembrare questa rivoluzione, la carne “coltivata” è già in vendita in alcuni Paesi. Gli abitanti di Singapore, ad esempio, posso ordinare una varietà di cibi con pollo creato in laboratorio e riceverli direttamente a casa, grazie alla startup statunitense Eat Just e alla piattaforma di consegne Foodpanda. Un ristorante di Tel Aviv propone invece un menù a base di piatti di pollo coltivato direttamente in cucina, in un approccio assolutamente innovativo, dal momento che i tavoli affacciano proprio sull’impianto pilota da dove è possibile osservare il processo di produzione.
Secondo una recente analisi, la carne “coltivata” rappresenterà il 35% dei prodotti a base di carne disponibili entro il 2040, con un mercato globale che si stima supererà i 214 milioni di dollari nel 2025. Tra i fattori che dovrebbero guidare l’industria, le innovazioni dell’agricoltura cellulare che rappresenteranno un’opportunità di investimento per i diversi trasformatori di carne e le aziende alimentari.
Ad ogni modo, il successo di questi prodotti dipenderà dalle scelte dei consumatori. Nel 2018, quando la tecnologia di coltura della carne era molto meno sviluppata, il 29% delle persone del Regno Unito e degli Stati Uniti dichiarava che avrebbe mangiato la carne coltivata, con il 60% dei vegani che si era detto disposto a provarla. Tuttavia, nel 2020, una ricerca condotta in Australia dall’Università di Sydney e della Curtin University ha scoperto che, nonostante la crescente preoccupazione per l’ambiente e il benessere degli animali, il 72% della cosiddetta Generazione Z (18-25 anni) non è ancora pronta ad accettare la carne coltivata.
“La carne ottenuta in vitro e altre alternative sono importanti in quanto possono aiutare a ridurre le emissioni di gas serra e migliorare le condizioni di allevamento degli animali – ha affermato l’autrice principale della ricerca, la dottoressa Diana Bogueva della School of Chemical and Biomolecular Engineering dell'Università di Sydney – . Tuttavia, se la carne coltivata vorrà sostituire le proteine di origine animale, dovrà attrarre emotivamente e intellettualmente i consumatori della Generazione Z”.