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La balena grigia nel Mediterraneo: il riscaldamento globale l'ha portata qui

Un esemplare che dovrebbe vivere in acque lontane dalle nostre ma che, a causa dello scioglimento dei ghiacci, è stata avvistata più di una volta nel Mar Mediterraneo.
A cura di Nadia Vitali
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Quando nel maggio di un anno fa una balena grigia venne avvistata al largo della costa di Israele e pochi giorni dopo la medesima nelle acque sempre mediterranee della penisola iberica, gli scienziati avevano interpretato ottimisticamente il dato, presi dall'entusiasmo iniziale. La Eschrichtius robustus , questo il nome scientifico della balena grigia, infatti, nuota nelle gelide acque tra i ghiacci artici ma, fino al 1700 era anche presente in mari più caldi come il nostro: l'avvistamento, dunque, aveva fatto ben sperare in un'improvvisa inversione di quella che sembrava a tutti gli effetti l'estinzione del cetaceo nei nostri lidi.

In realtà è stato sufficiente un anno di ricerche, non solo per smorzare gli entusiasmi iniziali, ma anche per giungere alla conclusione che dietro questa apparizione si cela l'ennesima conseguenza del global warming, un'ulteriore prova dell'incapacità dell'uomo, ormai, di prevedere quali mosse metterà in atto la natura per rispondere alle continue violenze che le si stanno perpetrando contro. Dunque non ci si troverebbe di fronte alla ricomparsa di un individuo la cui specie si credeva estinta, bensì ad una balena che avrebbe semplicemente preso la via sbagliata a causa dell'avvenuto scioglimento dei ghiacci a fine 2009: ghiacci che avrebbero dovuto essere lì per impedire alle balene di andare dal Pacifico verso l'Atlantico.

Le balene grigie, infatti, trascorrono i mesi estivi a nutrirsi nelle acque dell'oceano Artico, dopodiché attraverso il Mar di di Chukchi e lo Stretto di Bering raggiungono le coste del Pacifico, discendono lungo l'Alaska, il Canada e gli Stati Uniti e, infine, si stabilizzano per riprodursi nelle zone della California e del Messico; a fine stagione risalgono verso Nord. Con ottime probabilità, stando a quanto sostiene un articolo pubblicato sulla rivista Marine Biodiversity Records da un gruppo di ricercatori israeliani guidati da Aviad Scheinin e riportato dal Corriere, l'esemplare avvistato avrebbe sbagliato direzione, ingannato dall'assenza dei ghiacci che avrebbero dovuto bloccarne il transito verso est, e sarebbe poi ridiscesa a Sud, fino ad entrare nello Stretto di Gibilterra nel quale si è aggirata tra lo stupore generale.

Ancora una brutta notizia, dunque per il nostro ambiente, sempre più soggetto ai danni che l'uomo sta continuando a provocare al pianeta con poche preoccupazioni: David Tallmon, biologo dell'Università dell'Alaska, infatti, ha sottolineato come lo scioglimento dei ghiacci e la formazione di corridoi tra il Nord Atlantico ed il Nord Pacifico, potrebbe avere come conseguenza non soltanto la migrazione delle balene, ma anche di altre forme di vita, di qualunque forma e dimensione, generando così una mescolanza i cui effetti non siamo certamente in grado di valutare ma di cui, senz'altro, sentiremo parlare più in là.

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