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L’ultimo immenso anello di Saturno

Scoperto soltanto nel 2009, è stato recentemente osservato grazie agli strumenti NASA che hanno consentito di calcolarne l’estensione esatta.
A cura di Nadia Vitali
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Rappresentazione artistica dell'ultimo anello di Saturno (NASA/JPL/Space Science Institute)
Rappresentazione artistica dell'ultimo anello di Saturno (NASA/JPL/Space Science Institute)

I 16 anelli che circondano il Pianeta Saturno sono racchiusi in un “anellone” che li contiene tutti in ragione della sua estensione immensa: gli scienziati lo hanno battezzato Febe, dopo averlo individuato per la prima volta nel 2009 grazie alle osservazioni “ravvicinate” del telescopio spaziale Spitzer.

Un anello da record

Uno studio recentemente comparso sulla rivista Nature ha illustrato i risultati ottenuti grazie al Wide-field Infrared Survey Explorer (WISE): le immagini raccolte dal telescopio spaziale NASA, infatti, hanno consentito agli astronomi della University of Maryland di indagare meglio nelle caratteristiche di questo anellone che pare occupi una regione di spazio ampia circa 500 volte in più del diametro di Saturno. L’anello avrebbe un’estensione dieci volte maggiore di quella dell’anello E, il più esterno degli anelli visibili del Pianeta nonché quello che fino a poco tempo fa veniva considerato il più grande. Collocato ad una distanza compresa tra i 128 e i 207 raggi di Saturno, ossia 60.330 chilometri, ha un’estensione verticale pari a 40 raggi.

Anelli di polvere

La sua stessa natura ne aveva resa difficile l’identificazione fino ad oggi: l’anello è infatti composto da polveri molto sottili. Ma quale sarebbe la sua vera origine? Gli scienziati hanno ipotizzato che, a formare questa immensa struttura, sarebbero stati i detriti espulsi da Febe, satellite del Pianeta che orbita ad una distanza di 13 milioni di chilometri da Saturno.

Il ruolo di Febe

Il professor Douglas Hamilton, assieme ai suoi colleghi, ha sviluppato un modello per tracciare le possibili dinamiche orbitali delle particelle rilasciate dalla Luna, che ha un’orbita retrograda e fortemente inclinata: l’obiettivo era quello di identificare le possibili traiettorie dei materiali provenienti da Febe e la loro distribuzione. Un’idea che sembra essersi rivelata vincente, dato che il confronto tra i risultati ottenuti e la effettiva distribuzione delle polveri tra gli anelli di Saturno ha fatto registrare interessanti concordanze.

Saturno, l'anellone, Febe, Giapeto: un sistema complesso. (NASA/JPL/Space Science Institute)
Saturno, l'anellone, Febe, Giapeto: un sistema complesso. (NASA/JPL/Space Science Institute)

Un satellite catturato?

Questo porta gli scienziati anche verso un’altra conclusione: e se Febe si fosse formato nella fascia di Kuiper e sia stato poi successivamente catturato dal campo gravitazionale del gigante gassoso? L’ipotesi trova il proprio spazio, anche alla luce della natura di questa Luna che la differenzia da molti altri satelliti che orbitano attorno a Saturno.

Il colore di Giapeto

La presenza di questo immenso anello potrebbe fornire inoltre una spiegazione plausibile della colorazione di Giapeto, il terzo satellite per dimensioni di Saturno, che mostra due volti, uno dei quali sorprendentemente oscuro. È possibile che le particelle provenienti da Febe, orbitanti anch’esse in modo retrogrado, che formano l’anellone, vadano a collidere con Giapeto, accumulandosi sulla sua superficie in modo da renderla oscura agli occhi degli scienziati.

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